Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

.. • Franco Simoncini giunga che la Francia, impigliata nelle reti d'una falsa vittoria e d'una convulsa eredità coloniale, ha già fatto sia l'esperienza del fronte popolare, sia quella del governo di centro-sinistra, per finire nel gollismo. S'aggiung;a che in Francia la destra e la sinistra erano mescolate nella Resistenza di fronte ai tedeschi, mentre in Italia la Resistenza impegnava specialmente uomini di sinistra, democratici o comunisti, contro la destra fascista. Si aggiunga che l'evoluzione del socialismo italiano e l'avvicinamento della prospettiva di centro-sinis~ra costringe comunque i comunisti a cercare di spezzare il rischio d'isolamento con posizioni flessibili ed aperte. S'aggiunga che la lotta contro i pro~ondi squilibri strutturali dell'economia italiana esige dalla democrazia dei modi d'intervento, che i comunisti possono propugnare senza smentirsi, almeno nell'attuale fase della nostra vita economica e politica. S'aggiunga, infine, che il neo-capitalismo dei più importanti gruppi industriali italiani impone ai comunisti la scelta d'un linguaggio e d'un metodo d'azione più articolati e sottili, che fatalmente rompono gli schemi, ormai formali e consunti, d'una mitica unità degli affamati contro i sazi e d'una indiscriminata azione di rottura e d'eversione. · Forse, nella Francia di De Gaulle, Thorez può preoccuparsi soltanto di tenere saldamente i legami con la base operaia del suo partito, e a questa base può ancora ripetere l'antico verbo della pauperizzazione del proletariato. Pochi mesi or sono, a Montpellier, in una riunione che aveva luogo nella sede dell'Università, ho sentito un organizzatore comunista di contadini, il quale diceva con veemenza che disapprovav~ le opere di canalizzazione, che sarebbero servite ad ingrassare i padroni; e prevedeva che i padroni avrebbero messo la luce nei vigneti per far lavorare i contadini anche la notte. In Italia, questi discorsi non si sentono più da un pezzo, e credo che non si sentiranno mai più. È certo che l'ingenuità delle interpretazioni più elementari del marxismo, il settarismo politico d'un Thorez e il dogmatismo culturale di un Aragon non troverebbero più posto, oggi, nel comunismo italiano. A Mosca, la CGIL ha detto in sostanza che non servono più gli schemi d'una unità mitica e formale; che siamo di fronte a un neo-capitalismo che esige un'autentica ed appropriata azione sindacale; che bisogna respingere, nelle società occidentali, la dipendenza del sindacato da un partito; che si lotta meglio in situazioni economiche evolutive; con significative proposte di tagli al documento conclusivo ha cercato di smussare le punte più incandescenti della polemica_ anti-americana e di eliminare i più grossolani luoghi comuni sulla crisi economica dell'occidente; mentre ha cercato di attenuare le eccessive esaltazioni dei successi dell'economia socialista. È la caduta verticale delle tesi e della pratica comunista dì quindici . anni or sono. In complesso, si possono dunque fare due constatazioni di grande rilievo, alla luce delle quali le prospettive d'azione delle forze politiche e sindacali democratiche nel nostro paese appaiono più interessanti e più complesse: in primo luogo, si profilano nel vasto mondo comunista interessi obiettivamente diversi, legati alle diverse condizioni d'ambiente nelle quali il comu46 Bibliotecaginobianco \ 1

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