Giornale a più voci Del resto la stessa Cina, cominciando con lo stalinismo subito dopo le giornate convulse della guerra, ha saltato quegli undici anni di prove che portarono a suo tempo la Russia dagli errori del comunismo di guerra ai momentanei rimedi della NEP. È meno facile spiegarsi il tenace arroccamento su posizioni staliniste dei francesi, confermato così dalle tesi cli Saillant come dall'intervento di Frachon, e la differenza di fondo fra gli atteggiamenti della CGT e della CGIL. A questo punto, pur dando atto ai socialisti degli sforzi compiuti ultimamente in seno alla CGIL, culminati nell'iniziativa largamente avuta per la presentazione di 15 pagine di emendamenti alle 57 pagine del programma della FSM, dobbiamo riconoscere - ci piaccia o no - che il fenomeno evolutivo al quale assistiamo ha le sue radici nello stesso PCI. Si tratta di origini lontane, che risalgono alla stessa formazione del partito; di origini recenti, che risalgono al 20° congresso del PCUS; di origini attuali, connesse col 22° congresso e con la dinamica della situazione politica ed economica italiana. Onde su questa evoluzione i socialisti, piuttosto che influire direttamente con una battaglia di rinnovamento nella CGIL, hanno influito indirettamente, come elemento importante della dinamica politica e del suo più recente svolgimento. V'è una differenza enorme di temperamento fra il duro minatore Thorez e il dialettico intellettuale Togliatti. V'è una differenza enorme tra la formazione culturale delle élites dei due partiti comunisti più forti dell'occidente. A~.tonio Gramsci, che è ancora poco meno di un eretico per i comunisti francesi, rappresenta una tradizione culturale, che ha sempre costituito per i comunisti italiani un ponte e un tramite d'attrazione verso settori d'opinione e di pensiero che i comunisti francesi guardano con invincibile avversione. Nel periodo fra le due guerre, la rozzezza e la tronfia vuotaggine culturale del fascismo ponevano tendenzialmente la cultura italiana, in quello che aveva di schietto e di non peregrino, nel campo dei nemici del regime. Quando la Resistenza ha realizzato la convergenza degli intellettuali e degli operai nella lotta contro il fascismo, ponendo così le basi d'una repubblica democratica, essa aveva alle spalle una lunga vigilia della cultura, che aveva versato la linfa della critica liberale nel movimento antifascista. Avveniva così questo fatto solo apparentemente paradossale: che se all'indomani della liberazione Benedetto Croce diventava presidente del PLI, l'eredità della critica storicista rimaneva peraltro nel patrimonio della sinistra democratica; e della cultura liberale restava al liberalismo ufficiale ciò che s'era opposto al fascismo non sulla via d'un rinnovamento di fondo, ma sulla via d'una pur decorosa ed eletta restaurazione di valori del passato, come la teoria economica di Einaudi. Ora bisogna riconoscere che, di fronte a questa ricchezza di valori cultu.: rali della sinistra democratica, la élite dirigente del comunismo italiano non è rimasta insensibile, e ha sofferto un travaglio se non altro nettamente superiore all'analfabetismo dell'estrema destra e alla cecità della destra cattolica, chiusa nella formula grezza « per Cristo o contro Cristo». S'ag45 Biblio~ecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==