Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

GIORNALE A PIÙ VOCI Riflessi italiani del Congresso sindacale mondiale Il commento d'un sindacalista al 5° Congresso della FSM non può esaurirsi in un discorso meramente sindacale: perché l'assemblea di Mosca ha costituito un'occasione unica di confronto fra le posizioni del comunismo nel mondo, all'indomani del 22° Congresso del PCUS; perché in ogni paese -. ed ora anche nei paesi di « democrazia popolare » - il sindacato è direttamente esposto alle tensioni generate dall'endodinamica della vita politica; perché l'azione sindacale è profondamente condizio·nata e vivamente sollecitata dalla problematica economica e politica dei singoli paesi. Certo è che un congresso sindacale mondiale di prevalente ispirazione comunista non aveva mai offerto all'osservatore un panorama così ricco, così vario, così istruttivo, attraverso una così articolata gamma di posizioni: da quella italiana a quella francese, da quella cinese a quella polacca, da quelle dei paesi ex coloniali a quelle sudamericane. Diremmo perfino che la posizione meno interessante, almeno perché in gran parte scontata, era quella dell'URSS. . Da ciò sarebbe troppo semplice concludere che al PCUS del 22° Congresso sia toccata la sorte dell'apprendista stregone. Diremmo se mai che il PCUS, dopo averle fatte piuttosto grosse al 22° congresso, si è presentato alla FSM in una posizione di relativo raccoglimento, saggiando le acque in cui aveva buttato grossi ciottoli e svolgendo prudentemente e accortamente una parte meno brillante di quella degli attori giovani: la regìa. Nel rilevare le diverse posizioni assunte dai leaders sindacali, viene fatto istintivamente di riferirle alle posizioni e ai temperamenti dei capi politici, di cui essi sono i comprimari: tendenza non certo arbitraria, perché i regimi comunisti e i partiti comunisti - con o senza il culto della personalità - sono pur sempre plasticamente rappresentati dai capi; e perché in organismi così fatti l'influenza dei capi è pur sempre prevalente o determinante. Ma le equazioni Novella-Togliatti, Frachon-Thorez, Griscin-Krusciov hanno un senso preciso solo quando siano collocate in una corretta visione storicistica della fortuna e della funzione dell'uno o dell'altro leader. Le personali vocazioni d'uno Stalin o d'un Krusciov assumono rilievo nella misura in cui esse rispondono a un dato ambiente e a un dato momento della storia. In questo senso, Stalin fu padre e figlio della rivoluzione accentratrice del 1928 (fu proprio una delle vittime dello stalinismo, il maresciallo Tukacevski, a dire, alla vigilia della vittoria di Stalin: « Noi abbiamo bisogno oggi d'un barbaro, d'un vero russo, d'un orientale ») e Krusciov è stato padre e figlio della rivolta del 1953 contro il cadavere di Stalin. Orbene, il dato fondamentale del 5° congresso della FSM è il seguente: 43 - Biblfotecaginobianco

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