Note della Redazione della quale i diritti doganali venissero progressivamente abbassati ma a una vera e propria unione economica nell'ambito della quale si potessero elaborare politiche comuni in modo che nessun ritorno• al passato fosse . possibile ... ». È un giudizio che si può condividere, perché, effettivamente, gli uomini della IV Repubblica hanno avuto molti torti, ma hanno avuto il merito di aver firmato il trattato di Roma, con « cuore europeo », volendo addivenire all'unione economica come premessa all'unità politica, e non concependo il Mercato comune come semplice operazione doganale. Ma « Le Monde » aggiunge che « la V Repubblica non ha modificato questo stato di cose»; e questo è un giudizio che non si può condividere. La politica europea della V Repubblica - quella di De Gaulle non meno di quella dei Debré e dei De La Malè11e, che mai hanno fatto mistero dei loro ranbiosi sentimenti antieuropeisti - è una politica che cerca di servirsi delle istituzioni europee in funzione di interessi nazionali, nazionalisticamente intesi, quando ciò è possibile (e nel caso dei prodotti agricoli è certamente possibile, perché sembra esserci addirittura coincidenza, come dicevamo, fra interesse generale europeo ed interesse nazionale della Francia); ma tutte le volte che ciò non è possibile, perché una politica comune europea richiede un abbandono o, almeno, un rallentamento della politica nazionalistica seguita dalla V Repubblica, allora le istituzioni di Bruxelles sono investite da forti venti che soffiano tutti da Parigi. Lasciamo stare pure « l'Europa delle patrie» e le varie proposte venute da Parigi per erodere ogni margine di sovranazionalità che a suo tempo fu conquistato per la CECA. Limitiamoci a un caso molto recente, quello della sostituzione voluta da Parigi di Etienne Hirsch, presidente dell'Euratom, con Pierre Chatenet, uomo di stretta osservanza gollista e già ministro degli interni in un governo De Gaulle. A Parigi si riteneva, appunto, che la politica europea dell'energia atomica di Hirsch non coincidesse con la politica nazionalistica della V Repubblica; e si pretendeva che il presidente francese dell'Euratom fosse al servizio della Francia e non della Comunità. Di qui la scandalosa sostituzione. Hirsch è uno degli uomini che con Monnet hanno fondato le istituzioni europee. E nel momento di prendere congedo dall'Assemblea parlamentare di Strasburgo ha dichiarato che « in certi casi gli era capitato, in accordo con i suoi colleghi, di prendere posizioni che non incontravano il consenso del governo francese »;· nia che egli ha avuto coscienza in tali casi di dif en.. dere in pari tempo l'interesse della Comunità e quello « vero e proprio » della Francia. Inoltre, nella stessa occasione, Hirsch ha criticato esplicitamente le concezioni intergovernative della cosiddetta « Europa delle patrie ». Dal canto loro i partiti socialisti dei sei paesi del Mercato comune, venuti a conoscenza della sostituzion,e di Hirsch, hanno immediatamente elevato solenne protesta contro una decisione che « costituisce un gravissimo attentato all'indipendenza dei membri degli esecutivi europei ». Non dica, perciò, « Le Monde» che la V Repubblica non ha modificato il suo atteggiamento rispetto alla « visione delle cose ~> per cui la Francia 38 Bibliotecaginobianco
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