Le élites e la democrazia a proiettare l'utopia nell'avvenire; mentre la . teoria realistica della democrazia rinuncia all'utopia così del passato come dell'avvenire e bada alla realtà effettuale delle cose. Vorrei aggiungere, inoltre, che il mutamento profondo che le società · politiche democratiche hanno subito negli ultimi decenni in seguito all'avvento delle masse, che cioè il fatto che ora noi ci troviamo innanzi una democrazia di massa, rende il problema delle élites di una pungente attualità. Non si tratta soltanto o non si tratta tanto di. quella questione della « divisione del lavoro » cui accenna Pennati nel saggio così informato· e lucido che si può leggere nel volumetto su Le élites politiche; ma di questioni di ben più grande e grave importanza. Non v'è bisogno di ricordare, dopo le indagini famose di Adorno su la « personalità autoritaria » o di Riesman sulla « folla solitaria », cosa sia questa massa -delle attuali società democratiche: anonima, eterodiretta, tendenzialmente conformista e gregaria, più evoluta certo delle moltitudini di cent'anni fa, ma meno coltivata degli esigui gruppi di elettori di un tempo, preda facile di possenti emozioni, poco propensa all'istintivo controllo critico delle informazioni, incline alle soluzioni estreme come a quelle che meglio colpiscono l'immaginazione ed appaiono più semplici e più semplicemente traducibili in pratica, poco adatte a giudicare dei tremendi problemi che la congiuntura internazionale pone oggi, che sono problemi di sconvolgenti distruzioni e di olocausti di intere popolazioni, pronta alla ritirata più vergognosa ed alla crociata più risoluta (incoscienti l'una e l'altra, è appena il caso di aggiungerlo), che vuole tutto ed il contrario di tutto, e l'uno e l'altro nello stesso momento. Sono convinto, per mia parte, che_ il sistema democratico e il dato maggioritario che ne costituisce l'essenza siano delle garanzie irrinunciabili della libertà: come disse una volta Croce, certo il sistema di contarsi è un sistema che non è esente da qualche difficoltà; ma sfortunatamente l'umanità non ha ancora inventato un altro che funzioni meglio. Tuttavia, non bisogna nutrire soverchie illusioni sulla società democratica di massa. Quel livellamento, e quella riduzione a monade che Tocqueville paventava più di un secolo fa, si è verificato finalmente: e com'era naturale che accadesse il livellamento si è verificato ad un grado molto più in alto di quello più basso di cento anni fa, ma anche parecchio più in basso di quello alto di cento anni or sono. « Vien fatto naturalmente di credere - scriveva appunto Tocqueville nella conclusione della Démocratie en Amérique - che ciò che soddisfa meglio gli sguardi del creatore e conservatore dell'umanità non è la singolare prosperità di pochi, ma il benessere di tutti: ciò che sembra a me una decadenza è ai suoi occhi un progresso; ciò che 33 Bibliotecaginobianco
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