Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Le élites e la democrazia ammettano o no la facoltà di contestazione dei principi contenuti nella formula medesima e dunque la possibilità di sostituire i principi secondo i quali è guidata una società e in conseguenza di sostituire la minoranza che governa. Per fare degli esempi molto semplici e fami-: liari a tutti noi, la formula politica con la quale la classe dirigente nazista giustificava il suo potere, ridotta_ alla sua più semplice espressione, era fondata su una sorta di consenso del sangue, per cui il Fiihrer era ~l capo carismatico e tutti i poteri subordinati erano tenuti in virtù di un'investitura: non esistevano e non potevano esistere tramiti per questa compenetrazione di sangue e ·di mente tra il popolo e la sua guida, e non esisteva neppure facoltà alcuna di contestare quel potere carismatico. Del pari, la formula con cui i comunisti, quando sono al governo, giustificano il loro potere è in un primo momento la difesa ad ogni costo della rivoluzione e poi l'inutilità di certi strumenti di divisione del potere, stante il fatto che in una società senza classi non è pensabile un'opposizione, ossia una lotta di classi contrapposte: quindi anche qui non v'è facoltà di contestazione, poiché ogni forza che si oppone alla rivoluzione, comunque vi si opponga, è per definizione controrivoluzionaria, e quindi va spazzata via inesorabilmente; e in un secondo momento la possibilità dei contrasti è soppressa, direi, per coerenza di teoria. In questi casi ci troviamo innnanzi ad una formula politica che giustifica un regime autocratico. Altrove, invece, accade che la formula politica in nome della quale la classe dirigente detiene il potere e governa non solo ammette esplicitamente la facoltà di contestazione (e in qualche caso, come, ad esempio, nei paesi nei quali esistono movimenti a vocazione totalitaria, ammette addirittura la facoltà di contestazione del quadro istituzionale), ma la organizza istituzionalmente, consentendo possibilità di critica politica praticamente illimitata della minoranza detentrice del potere e ampie possibilità di organizzarsi per abbatterla e sostituirsi ad essa. In questi casi abbiamo, quali che ne siano i possibili contenuti, una formula politica di tipo liberale. E qui si manifesta, mi sembra, il criterio formale di discriminazione tra dottrina democratica e dottrina anti-democratica nelle élites e in concreto tra élites democratiche ed élites non democratiche: le minoranze dirigenti sono democratiche o no (e la dottrina_ delle élites è omogenea o no ad una teoria della democrazia) secondo che la giustificazione del potere è fornita da una formula politica liberale o da una formula politica autoritaria. Se, dunque, è la natura della formula politica che discrimina la compatibilità tra élite e regime democratico e tra concetto di minoranza dirigente e teoria della democrazia, appare chiaro che almeno in un 29 • Bibliotecaginobianco

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