Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

• - Cronaca Libraria LETTERATURA FJODOR DosTOJEVSKIJ: Ultime lettere, a cura di Ludomir Radoyce. Ed. Boringhieri, Torino, 1961. Per la conoscenza di alcuni seri ttori, per esempio di un Kafka (si pensi alle Lettere a Milena), l'epistolario ha una importanza eccezionale, rafforzando e lumeggiando taluni aspetti del carattere e del pensiero. Le Ultime lettere (18781881) di Dostojevskij, apparse ora presso l'editore Boringhieri con introduzione e note di Ludomir Radoyce, mettono a fuoco mirabilmente la figura del grande scrittore russo nel suo vivere quotidiano e documentano a un tempo la storia del suo spirito, della sua vocazione, della sua inquieta ricerca di uomo e di narratore, dalle illusioni umani tari e del fourierismo, al1'ideologia slavofila. Motivi etici ed estetici, splendide intuizioni illuminano il tessuto di queste lettere; attraverso questi carteggi si rivelano gli aspetti fantastici, drammatici o amaramente grotteschi di una arte che seppe penetrare nel profondo dei cuori umani con la più ardua introspezione, la più tormentosa analisi psicologica. Sono presenti molti temi che troviamo approfonditi nei romanzi (per esempio lo· scrittore è sempre strettamente apparentato con i disereda ti, gli umilia ti e gli offesi). Eppure in molti casi Dostojevskij afferma di non saper scrivere lettere, anzi di aver paura di scriverne. E al Michailov, nel marzo 1878, egli scrive addirittura: « Io non so veramente esprimermi in una lettera ». A noi sembra che queste lettere siano anche utilissime per lo studio di quel grande tema dostojevskiano dello sdoppiamento e dell' alienazione che per Enzo Paci (L'opera di Dostojevskij, Edizioni Radio Italiana, 1956) è la vera e propria chiave di tutta l'opera dello 126. scrittore russo, di tutta la sua battaglia contro le tenebre del sottosuolo, per un cristianesimo non inaccessibile e misterioso ma operante nella libertà e nell'amore. E ci pare anche opportuno richiamare l'attenzione del lettore su quanto il Paci sostiene a proposito delle affinità tra Dostojevskij e Kierkegaard, in quel tema della solitudine e dell'incomunicabilità che ritroveremo poi in Camus, e tra Dostojevskij e Kafka che è indubbiamente il maggior rappresentante della crisi dell'umanesimo: affinità sfuggite ad altri studiosi o perlomeno trascurate. D'altra parte è noto che il saggio di Paci è quanto di più importante sia stato scritto in Italia su Dostojevskij, senza per questo dimenticare i contributi venuti dagli studi del Ginzburg, del Lo Gatto, del De Michelis, del Giusso. Indispensabili alla conoscenza del1'uomo e dell'artista sono poi le lettere indirizza te dallo seri ttore alla sua seconda moglie, Anna Grigorjevna, autrice di un interessante volume di memorie, Dostojevskij marito, che apparve in Italia molti anni fa (Bompiani, 1942): lettere che hanno qualche bel momento di tenerezza e abbandono, rivelandoci un Dostojevskij di profonda e commossa umanità in questa sua tardiva vita coniugale. È per alcune lettere, fra le più aperte, fra le meno impervie, che Anna Grigorjevna ci appare una donna veramente notevole, una donna che riuscì a dare allo scrittore giorni di grande serenità, malgrado il tormento dell'epilessia e le continue angustie e preoccupazioni di carattere economico. In una lettera a E. F. J unge, dell'aprile 1880, Dostojevskij scrive: « So che come scrittore ho molti difetti, perché, io per primo, sono sempre scontento. Lei può immaginare come in certi duri momenti di r,esa dei conti interiore io capisca con dolore che ' \ Bibliotecaginobianco

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