Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

• Cronaca Libraria quadrato delle distanze», dà vita poi alla seguente, nient'affatto dissennata, conclusione: « Se, mentre io mi accingo a fare qualcosa, mi si avv1c1na qualcuno che io so di malaugurio e iettatore, o che mi sia davvero antipatico, ecco che io non sono più io, e mi pare di non star più nei m1e1 panni, e gli interni sentimenti e le operazioni dell' animo sembrano non avere più regola, e tutto mi par cattivo, e la mia sorte stessa mi appare funesta, e persino le carte da gioco pare che mi si mutino in mano, e quanto la fantasia mi dipinge io credo esser vero ». « Direte che sarà un male di fantasia. Ma non è questo anch'esso reale ed esistente?» (p. 114); sicché, più di tutte le formule di scongiuro, il rimedio principe consisterà « nel tentare la guarigione di questa nostra interiore potenza: l'agitata fantasia ». Tuttavia, l'enumerazione dei gesti liberatori più o meno osceni, delle parole magiche, degli oggetti « protettivi» il Valletta non la tralascia affatto; anzi si ingolfa a· porre problemi dai quali ogni ombra di scientificità sembra al tutto assente. Si domanda se la jettatura « operi più di lato, di prospetto o di dietro », si chiede « quali orazioncine si debbano recitare per preservarci dalla j etta tura dei fra ti », e così via. Infine, non esita a definire la sua opera « la mia frottola » o, addirittura, « questa minchioneria ». Succede allora che le numerose pagine serie, che pure in essa sono presenti, non si sa proprio più come leggerle. Vogliamo riferirci, per esempio, agli appassionati inni al progresso della cultura, delle scienze che ha tanto contribuito ad allontanarci dalle « dense tenebre dei tempi favolosi ed . eroici, quando il mondo era ancora un bambinello di latte»; o alla pagina, famosa, sulla morte della figlia dell'autore. Croce o De Martino, dunque? Entrambi, e in una prospettiva che comprenda tutte e due le loro tesi. Crediamo proprio che non si possa disco124 Bibliotecaginobianco nascere l'autenticità del sorridente atteggiamento di Nicola Valletta verso la j etta tura, o meglio, verso la g9ff a credulità, o incredulità, che essa genera. Ma siffatto sorriso va inteso per quello che realmente è. Non è l'ironia spietatamente demolitrice di un Voltaire, è stato detto, e a ragione. Non è però neanche un pavido, premeditato fermarsi a mezza strada nel processo di razionalizzazione della realtà (l' origine prima, insomma, del « non è vero, ma ci credo»); giacché la voglia di rischiararla la jettatura « col chiaro lume della filosofia » Nicola Valletta ce l'aveva davvero. Solo che egli intuiva oscuramente, istintivamente, che al di là del terso mondo della raison illuministica c'era qualcosa di irriconducibile ad essa; qualcosa che appena veniva a contatto, appunto, coi lumi della filosofia, rivelava la sua assoluta inconsistenza teoretica - di cui l'illuminista non poteva non sorridere - ma che pure, una volta fugata, rima~ neva come un vago stato di inquietudine, un labile sospetto di una inafferrabile presenza. È troppo allora parlare di preromanticismo per un'opera come la Cicalata sul fascino? Probabilmente, sì. Certo è che la jettatura, vista come l'irrazionale, il disordine, è per lo meno un elemento un po' strano nell'assolato meriggio dell' illuminismo napoletano: di una gioconda, ma anche cupa e arcana stranezza. A. P. CARLO DELLA CORTE e ALCIDE PAOLINI: La mistificazione. Sugar editore, Milano, 1961. L'idea di offrire al lettore italiano un panorama, sommario ma significativo, del sottobosco letterario, dei prodotti più tipici e macroscopici dell'incultura è alla base de La mistificazione, un'antologia di lettere, poesie, brani di romanzi e di racconti, raccolta e ordi- \ I

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