Cronache e Meniorie camminando per una intera nottata, sulla piana della Nurga. In quelle manifestazioni c'era sempre anche un prete, cosa che faceva pensare, appunto, al loro carattere conservatore di fondo; ma che i pittori realisti evitavano accuratamente di sottolineare. Ancora nel 1955-56 la cultura dei letterati romani era a questo livello, degno di dieci anni prima. Una volta discussi con alcuni amici, che avevano dipinto quadri sulle raccoglitrici d'olive in Puglia, mostrandocele dolenti, che camminavano a piedi scalzi e con grandi fagotti addosso su un terreno di rovi. Dissi che le raccoglitrici, che del resto non erano regine, andavano ormai tutte in bicicletta e che, a volte, la campagna meridionale, specie la pianura pugliese ricca di olive, sembrava ormai quella di certe zone, più povere e difficili, del Settentrione degli anni trenta; che tutto tendeva ormai ad assomigliare all'agro romano che, esso pure d'altra parte, s'era modificato nella sua struttura paesaggistica, non più regno delle bufale, ma dell'orto, del vigneto e della carciofaia. Tra la fine del 1958 e il 1960 la mia giornata di viaggiatore vagante per questo grande Sud si arricchì, ancora una volta, di nuove dimensioni e problematiche. Ma entriamo ormai nella cronaca di attualità. Ora vedevo la « cortina di Latina», andavo a visitare i cantieri delle centrali nucleari sul Garigliano. Ricordo quanto fui colpito, dopo una assenza di vari anni, a percorrere la strada da Siracusa a Vittoria, verso Priolo, e vedere tutte quelle luci, quegli alberi di natale carichi di lampadine colorate che sono le torri delle raffinerie, i lunghi viali freddamente lucenti di neon. Anche ad attraversare la nuova zona industriale di Catania, quando si arriva di notte all'areoporto della città, sembra di stare a Milano: c'è persino una nebbia che prima era sconosciuta. Così a Caserta, fuori Taranto e a Brindisi, dove stanno quei mai visti giganti ... ' e Quello che volevo dire l'ho già detto. 1. - Che l'avvio a una corretta soluzione del problema meridionale stato ed è ancora ritardato dalle molte retoriche che sul Mezzo .. giorno si sono via via costruite . ad opera di una classe intellettuale nazionale evidentemente non attrezzata (per pigrizia .e mancanza di curiosità, abitudine al tavolino anziché all'aereo, conformismo mentale e tendenza alla mitologia, all'irrazionalismo e all'anti-illuminismo) a seguire il ritmo delle trasformazioni delle cose. Retorica della mitezza del clima e della gente ·del Mezzogiorno, retorica della pigrizia e del « dolce far niente », del « paganesimo », dell'inge11uità e della semplicità ~ei meridionali. Retorica della « civiltà contadina» e del mito agrario; retorica della « rivoluzione nelle campagne », della « Sicilia farà da sé », 121 Bìbliotecaginobianco
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