Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Cronache e Memorie anche ad annusare l'aria che tirava e ad intravvedere la nuova problematica che si veniva enucleando. Sfoglio i miei taccuini di viaggio e vedo che, dopo il 1953, cominciano a venir fuori ·nuovi nomi, altre mete dei miei viaggi a Sud. Prima andavo in Abruzzo, mi fermavo nel Fucino a ricercarvi i termini d'una riforma agraria vecchio stile. Adesso arrivavo fin sulla costa, dove avevano trovato il petrolio e il metano. Giù in Sicilia non mi fermavo a Montelepre o a Partinico, per studiarvi le radici della mafia, o anche a Palma Montechiaro per la solita questione della miseria; ma proseguivo fino a Ragusa e a Gela. Da Matera, sul cui « Sasso » ormai non c'era più niente da dire, scendevo fino a Ferrandina. Scrivevo, grossolanamente, che tutto stava di nuovo per essere rimesso in giuoco, le coscienze e la cultura locale, il pregiudizio e la superstizione, in una lotta in cui l'antico era già rappresentato dalle tradizionali lotte agrarie, occupazione delle terre incolte e rivendicazioni per le cooperative agricole. I miei articoli non avevano molto successo. La realtà era, per esempio, che la prima legge sulle ricerche petro• lifere era stata votata dall'Assemblea Siciliana già a metà del 1950, ma che in Italia non se ne era accorto praticamente nessuno. La diffusione di quella problematica conservatrice a cui abbiamo accennato, l'illusione o il consapevole inganno che la questione fosse risolvibile in termini di riforma fondiaria e di ridistribuzione della proprietà agricola, ritardava ancora l'identificazione dei veri problemi, della vera « svolta » del Sud. L'inviato speciale cadde vittima, press'a poco in quel periodo, dell'ultimo equivoco, che fu l'illusione che prese il nome da Danilo Dolci: i giornalisti sono sempre pericolosamente disponibili alla retorica, all'estetismo e alla letteratura, specie se cattiva. La personalità umana di Dolci, naturalmente, è qui fuori causa. Il « dolcismo », in teoria, pretese di risolvere dal basso e nelle coscienze, mediante una sorta di rivoluzione personalistica, quello che non era risolvibile se non con una buona dose di giacobismo; nella pratica, infatti, gli uomini di. Danilo (così lo chiamavano tutti, Danilo, e questo faceva parte dell'aspetto retorico della- faccenda) si davano da fare a cercar di mutare le condizioni d'ambiente: strade, dighe, scuole e scioperi all'arrovescia. Presto l'aspetto estetizzante e letterario soverchiò questa modesta ma encomiabile attività pratica: ci giunsero tra le mani libri sgradevoli e ricchi di . equivoci, d~alettali e, in fondo, compiaciuti. Scoprimmq che non servivano a niente. Il momento culminante della vicenda fu costituito dal processo di Palermo, per il quale calarono dal Continente uomini politici e di cui119 Bibliotecaginobianco

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