Cronache e Me1norie quella che Giuseppe Galasso ha recentemente ricostruito come « la ormai stracca vicenda della destra meridionale e l'esaurimento della formula frontista a sinistra», cose che entrambe « confortavano i ceti politici nella convinzione che il Mezzogiorno era destinato a rimanere nella lotta politica italiana un'area importante; ma non più di primaria importanza com'era stato pressappoco tra il 1949 e il 1953. Le elezioni amministrative del 1956 parvero recare a questa visione delle cose il conforto di un preciso orientamento del corpo elettorale, segnando i primi grossi cedimenti delle posizioni tenute dal blocco della destra monarchica e fascista, e una sostanziale ed evidente battuta d'arresto dell'espansione comunista, i primi (e sia pur timidi) incoraggiamenti dell'autonomismo socialista ». L'inviato speciale a Sud si accorse di questa « eclisse dell'astro meridionalistico » dalle richieste dei suoi direttori. Eppure, anche quegli anni furono estremamente utili. Vedevo sorgere un alberghetto dove prima non c'era che un'inabitabile locanda; la vecchia osteria diventare un ristorante già decente, con un vasetto di fiori freschi poggiato su ogni tovaglia; diffondersi la pubblicità luminosa, i posti di rifornimento. Gli anni dei «Jolly», della Fiera del Levante che lentamente tornava ad essere un fatto nazionale e internazionale; di certi studi e certe scoperte soltanto apparentemente più modeste dl quelle, così drammatiche e disturbing, degli anni precedenti. La Sicindustria, l'Ipsoa; le prime ricerche scientificamente condotte su quel corpo fino ad allora indifferenziato; la « polpa » e l' « osso »; certe amicizie fatte a Sud che cominciavano a fruttificare e certe altre che cadevano come rami secchi e inutili. La presa di coscienza d'una esistenza differenziata .dei vari settori della classe dirigente locale; u.n bene e un male, un bianco e un nero sempre più commisti e sfumati e, insieme, più precisi e distinti. Per riprendere il tema della malavita e della violenza, anche quelle inchieste a carattere giornalistico servirono a qualcosa, perché fu allora che si cominciò a guardare oltre la scorza, Napoli venne organicamente collegata al suo retroterra attraverso i fili nascosti della camorra, presero corpo preciso le mafie dei « Giardini » e dei Mercati Generali e, insomma, s't1sciva definitivamente dal mito romantico del bandito ribelle alla società e, al contrario, s'identificò il mafioso, il camorrista e il killer come un elemento organico di quella stessa società: si vide che dietro i delitti dell'Acquasanta e le sparatorie dei « Lampitielli » c'era qualcosa di più che non la guapperia rionale, l'abitudine alla violenza e la presunta «barbarie» dei costumi. Certe cose erano già finite per sempre. A Caltanissetta non vedevo più i braccianti intabarrati di nero attendere sulla piazza l'ingaggio 117 Bibli9tecaginobianco
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