• Marco Cesarini Sforza Nicola Oronzo, Giuseppe Basile e altri amici andarono una domenica in gita a Napoli. Si fermarono a prendere il caffè in un bar del rione Sant'Antonio Abate e Giuseppe Basile pagò per tutti, meno che per l'Oronzo. Fu una semplice distrazione, ma Nicola .Oronzo l'uccise sul momento. Quest'anno la Corte d'assise di S. Maria Capua Vetere ha condannato un ragazzo di diciassette anni che ha ammazzato l'uccisore del fratello. Al momento del primo delitto, il vendicatore aveva cinque anni. Una ragazza ha sparato una revolverata in faccia a un uomo che aveva « scherzato » con -lei. Suo cugino, una settimana dopo, ha ferito il padre della ragazza. Quest'ultimo, appena uscito dall'ospedale, ha ammazzato a revolverate il suo feritore. Una sera del gennaio 1960 andai al bar « Novecento » di San Cipriano d'Aversa. Di traverso sulla soglia, con le gambe nel fango della strada, c'era il cadavere di Pasquale Caterina detto 'O cecato, ucciso con quattro colpi di pistola. Stava lì da quattro ore.· Non lo avevano potuto rimuovere p~rché gli amici dell'uccisore erano andati a fare una .sparatoria d'intimidazione contro i testimoni oculari del delitto. Usarono due mitrà. Furono arrestate trenta persone, ma nessuno parlò. I direttori dei giornali del Nord ogni tanto mi dicono di andare nella Terra dei Mazzoni a fare un'inchiesta. Che ci vado a fare? La stessa situazione l'ho trovata nella zona di Nocera-Angri-Scafati o iri quella di Nola, oppure ad Andria, Minervino e Corato, o ancora sulle montagne del Cilento e della Calabria, nelle terrificanti periferie di Bari o di Taranto e, dalla Ciociaria, fin giù alle estreme province di Trapani e di Agrigento. Ho visto troppi morti ammazzati, in sedici e più anni, ·sulle strade di tutto il Mezzogiorno per non aver definitivamente rovesciato dentro di me l'immagine turistica d'un Meridione pigro, mite e come ammorbidito dalla sua antica civiltà, o la visione ufficiale d'un paese avviato alla felicità materiale e all'equilibrio spirituale, pur tra qualche residua isola di miseria e di risentimento, sempre trattabile dai locali comandi dell'Arma. Al contrario. In una mattina di vento, don Pippo De Nobilis, bibliotecario a Catanzaro, che teneva nel suo studio le foto di Carlo Marx e Benedetto Croce, mi fece leggere certe vecchie arringhe penali e certe inchieste di medici positivisti del secolo scorso, secondo cui intere zone a sud di Roma sono abitate da popolazioni colpite da forme epilettoidi di massa. Non ci credo, ma mi pare certo che le isole, semmai, siano le province « babbe » della Sicilia orientale o il gran corpo accidioso, ormai senza nerbo, di Napoli. In tutto il resto c'è una carica di forza, di risolutezza e di spavalderia che fa tremare, una durezza di caratteri che ormai, in Italia, è senza paragoni. Nei grandi partiti 112 I \ Bibliotecaginobianco
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