• • Giorgio Granata Ha inizio, quindi, in Inghilterra, negli anni dal 1830 al 1840, una agitazione per le dieci ore lavorative giornaliere - il Ten hour's bill - che a quell'epoca apparivano un traguardo di fondamentale importanza; e, una volta raggiunto l'obiettivo, il movimento operaio passa_ decisamente, negli anni dal 1880 al 1890, alla battaglia per le otto ore, secondo il principio del 3 x 8, o, come aveva presagito assai acutamente il medico Hufeland sin dal 1796, per una giornata così suddivisa: « otto ore di lavoro, otto ore di riposo, otto ore dedicate ai pasti,• alla ginnastica, e allo svago». La guerra, condotta sul fronte proletario, ottiene risultati assai diversi; le vittorie si alternano alle sconfitte; quanto viene concesso in un paese è, decisamente negato altrove. In Francia occorre attendere il 1848 perché sia approvata, ad esen1pio, una legge che limita la giornata lavorativa a 12 ore;- mentre in Italia, l'auspicato livello delle 12 ore sarà raggiunto soltanto nel 1860 dalle associazioni dei muratori in Torino. Comunque, allo stato delle cose, in quest'anno 1962, la situazione si presenta oltremodo varia e difforme; se guardiamo, infatti, alle varie legislazioni in vigore nei diversi Paesi del mondo, il panorama offre indicazioni oltremodo contrastanti: si passa, così, dalle 75 o 72 ore della Nigeria, di Formosa, della Corea del Sud, alle 54 dell'Egitto, alle 36, 35 e persino 32 in U .S.A. o in U .R.S.S.. La settimana lavorativa, poi, viene restringendosi dalle sei giornate di alcuni anni or sono, alle cinque attuali (il sabato festivo); le ferie pagate costituiscono ormai un diritto irrevocabile dei lavoratori (ma anche in questo campo la n1arcia è stata assai poco uniforme: in Francia è stato necessario attendere il Governo di Fronte popolare di Blum perché fossero introdotti - nel 1936, se non andiamo errati - i congedi pagati). Tuttavia, l'equilibrio viene oggi sempre più spostandosi a vantaggio del tempo libero, nei confronti del tempo lavorativo; nel mondo americano già si parla, come obiettivo immediato, o quasi, della settimana di trenta ore, distribuite su quattro giorni della settimana e con tre giorni di vacanza; fino ad arrivare - con l'impetuoso progresso tecnico in corso - ad una fatica sempre più ristretta, condotta magari durante un solo giorno della settimana, ed ancor meno. Tutto ciò comporta nuovi problemi, e dischiude nuove prospettive. Anzitutto, lo sviluppo che necessaria1nente dovranno assumere le attività turistiche, e le industrie connesse ai beni da consumare durante il tempo libero, sia che si tratti di libri oppure di canne da pesca. Ma, soprattutto, per quanto concerne l'individuo, il tempo libero - le ore che sono tutte _a sua disposizione -· deve rappresentare una sua effettiva liberazione, una conquista sulle forze della natura, sull'antica maledizione da cui fu colpito Adamo, la possibilità, alfi.ne, di sviluppare le attività che ci sono più congeniali e che siamo costretti, invece, a disattendere ed a mortificare durante il lavoro, che quasi sempre non scegliamo, ma che ci viene imposto. L'attenzione, pertanto, del mondo moderno viene sempre più spostan102 \ I \ Bibliotecaginobianco
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