Recensioni lotta per la diminuzione della giornata lavorativa, per assicurare ai lavoratori, durante le ventiquattr'ore o nel corso dell'anno, attraverso le cosiddette ferie pagate in quest'ultimo caso, una fetta sempre maggiore di tempo a loro disposizione, destinata a loro soltanto, nella quale essi possano fare ciò che più gli aggrada e sembri conveniente alle personali inclinazioni e vocazioni. Ebbene, un'altra volta ancora la storia si rivela maestra,· cioè capace di offrirci il maggior numero di indicazioni valevoli a comprendere l'importanza e la serietà del problema. È impossibile seguire partitamente in questa sede il lungo e tormentato processo dai principi del secolo decimonono ad oggi. Basti qui accennare che in Inghilterra - che è all'avanguardia della rivoluzione industriale e dove, pertanto, gli aspetti positivi e, insieme, quelli negativi del nuovo corso si manifestano in maniera più evidente - la giornata lavorativa ha una durata di 15 o 16 ore; e la settimana di 80, 90 e, financo, 100 ore; in America, poi, gli operai sono costretti a condurre una fatica ininterrotta, che ha inizio alle sei del mattino per concludersi alle sei della sera. Owen, del resto, è considerato un riformatore ed uno spirito aperto e progressivo, unicamente perché decide di escludere da~le sue fabbriche i fanciulli di età inferiore a dieci anni, pur seguitando ad assumere alle proprie dipendenze gli adolescenti in età appena superiore, impegnati per 10 ore, e più, giornaliere. La vita dei lavoratori risulta, insomma, nelle così dette sweat shops, o botteghe del sudore, una lunga schiavitù, costretti come sono, in una specie di circolo infernale, a levarsi dal letto per recarsi in officina, e ad abbandonare la fabbrica per ritornare a letto (rapporto del Ministro francese Frassynous); il riposo è soltanto quello appena indispensabile - o giudicato tale dagli imprenditori - per recuperare le energie necessarie a far fronte l'indomani alla fatica quotidiana. Tuttavia, le condizioni per intraprendere la lotta vengono nel frattempo progressivamente mutando. I lavoratori, che avevano visto in Francia, con la legge Le Chapelier, coeva della Grande Rivoluzione, proibite tutte le associazioni operaie, considerate criminose e perseguibili, quindi, per legge, e che in Inghilterra erano stati colpiti da un analogo divieto, attraverso il Combination Act del 1799, cominciano a comprendere i vantaggi di una lotta condotta viribus unitis, in forma solidaristica e collegiale. Secondo · una nota affermazione di Smith, infatti, nella Gran Bretagna della fine del secolo decimottavo, un solo datore di lavoro era provvisto di maggior potere che tutti gli operai dell'Isola, che avevano il torto di condurre la battaglia in formazione sparsa ed alla spicciolata, e che andavano incontro, quindi, all'immancabile destino di subire sicure sconfitte. Ma ciò che più conta, l'ingresso della macchina, come abbiamo detto sopra, e l'introduzione di processi produttivi sempre più perfetti e perfezionati hanno come conseguenza di dischiudere la possibilità di godere di frazioni sempre più larghe di tempo a propria disposizione. La macchina, cioè, si rivela, con·trariamente ad ogni aspettativa, come un vero e proprio strumento « ammazzafatiche », e capace di porre le premesse, addirittura, di un nuovo umanesimo. 101 Bibliotecaginobianco
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