Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

• Giorgio Granata in effetti, durante il secolo scorso, tutte le volte che si era levato in piedi in Francia, o in Inghilterra, o negli Stati Uniti, o in Italia - per reclamare quanto gli era dovuto, aveva rivendicato, insieme con un aumento dei salari, anche una diminuzione della giornata lavorativa, cioè a dire una sempre più ampia e cospicua fetta di tempo, durante le ventiquattr'ore, riservata, oltre che al riposo ed ai pasti, anche agli svaghi e ai loisirs. Nondimeno, i rilievi contenuti nel libretto del genero· di Carlo Marx avevano il pregio di essere per numerosi aspetti fondati e pertinenti; la rivoluzione industriale in via di impetuoso sviluppo nel secolo XIX, l'avvento ormai di una civiltà tecnica, contrassegnata dal fatto che le macchine venivano di mano in mano sostituendo l'uomo ed affrancando numerosa mano d'opera, ponevano in maniera irrevocabile i problen1i del tempo libero, di una settimana composta unicamente da giovedì e da domeniche, secondo il sogno e l'auspicio del burattino Pinocchio nel volume di Collodi. Al posto di una fatica greve, compatta, condotta senza soste e pause da un capo all'altro dell'anno, si sostituiva la visione di una umanità riscattata, per lo meno in parte notevole, dalla pesante condanna biblica del « lavorerai con il sudore della tua fronte», e riconciliata, perché non più oppressa dalle cure e dagli affanni quotidiani per il suo sostentamento, con le bellezze della natura o dell'arte, che essa può, alfi.ne, contemplare e di cui può godere. Il privilegio, insomma, fino allora riservato a pochi fortunati, di un otium, nel significato latino della parola, di tempo sot- . tratto alle occupazioni giornaliere e dedicato alle proprie congeniali vocazioni, appare sul punto di essere esteso a tutti, di divenire un bene generale di largo consumo, messo a disposizione indistintamente dei nostri simili. L'accenno a Lafargue è contenuto in un libro di Gianni Toti dedicato a Il tempo libero, testé apparso per i tipi degli « Editori Riuniti» (Roma, 1961) e che ci sembra, almeno per quanto e a nostra conoscenza, il più completo ed esauriente contributo pubblicato in Italia sull'argomento. Pregevole, sopra tutto, per la mole di riferimenti, per la letteratura consultata dall'Autore, per lo stile piacevole e brillante con cui le varie questioni sono affrontate, anche se, come diremo tra breve, il volume risulta viziato, a nostro avviso, da un preconcetto punto di vista: quello di ritenere, aprioristicamente ed anzi fideisticamente, che tutti i problemi che ci affliggono, compreso quello del lavoro e del tempo libero, potranno essere risolti in maniera soddisfacente· e definitiva dal trionfo sulla scena della storia di una società comunista, al posto del presente ordine, o, per meglio dire, disordine, nel quale viviamo. Il libro di Gianni Toti ha il merito, anzitutto, di farci ripercorrere, nel capitolo senza dubbio più rischiarante dell'opera, il cammino lungo il quale ha proceduto l'umanità dagli inizi della rivoluzione industriale ad oggi. Altra volta, trattando dello stesso argomento - e proprio su questa rivista: si veda « Nord e Sud » del novembre 1959 - abbiamo scritto che l'intiera storia del movimento socialista può essere agevolmente ricondotta, senza che questa nostra dichiarazione suoni in alcun modo ironia o sarcasmo, alla 100 I I Bibliotecaginobianco

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