Recensioni rivendica l'astratto concetto dell'arte per l'arte, dall'altro limita l'oggetto della sua ricerca in una sola direzione. Uno sperimentalismo di questo tipo potrebbe essere valido in una ci-- viltà omogeneizzata; ora ci offre, e volutamente, l'immagine di una civiltà statica e perciò dimidiata. D'altra parte non si può affatto affermare che non si dia arte per uno scrittore impegnato: se è la realtà che impegna lo scrittore, e trova in Itri un ~uo proprio lingt1aggio ed una necessità di espressione, il suo atteggiamento diventa didattismo nella misura in cui manca all'artista la qualità di artista. Il rifiuto di Robbe-Grillet non può che dare un senso di disagio, e non per la novità delle sue proposte; ma piuttosto per il ·sospetto di un irrimediabile rifiuto nei confronti di quello che credo sia il solo mondo della letteratura: il mondo dell'uomo. MIRELLA GALDENZI Il paradiso in terra Nella seconda metà del secolo scorso, Paul Lafargue - che aveva sposato una figlia di Carlo Marx - rivendicava in un brillante scritto, dal suggestivo titolo Le droit à la paresse, il diritto all'ozio per i lavoratori, e lamentava che tutti i movimenti fino allora svoltisi ed intesi a reclamare migliori condizioni di vita, avessero avuto il torto di battersi, invece, per ottenere una sempre maggiore quantità di lavoro. In realtà, la rivolta dei « Canuti », o setaioli, di Lione, insorge, nel 1831, al grido di « Vivere liberi lavorando o morire»; nel 1848, al momento della fondazione della seconda Repubblica in Francia, Louis Blanc istituisce gli ateliers nationaux, destinati a creare, ed anzi, ad inventare lavoro, per tt.1tti coloro che ne facessero richiesta; i rivoltosi della Comune, nel 1871, affermano orgogliosamente che la loro rivoluzione è « la rivoluzione del lavoro », e contrappongono al precedente regime un nuovo ordine, che avrebbe avuto il vantaggio di procacciare e di assicurare impiego ed occupazione per tutti, volenti o nolenti. Il .proletariato, a giudizio di Lafargue, aveva fornito la prova in tal modo di essersi lasciato raggirare dal mito e c;Ialla propaganda borghesi della joie au travail, del lavoro che nobilita l'uomo, ed altre simili piacevolezze; mentre il cammino, che le nuove forze avrebbero dovuto percorrere, era, casomai, quello opposto e contrario del riscatto dalla fatica, del diritto all'ozio, di un sempre maggior numero di ore a propria disposizione, conforme l'antica dichiarazione_ di Seno.fonte, nell'Economico, secondo cui « il. lavoro porta via con sé tutto il tempo e non lascia nulla per la repubblica e per gli amici ». Le dichiarazioni di Lafargue avevano il torto - s'intende - di essere eccessivamente unilaterali, e, inoltre, non rispondenti a verità. Il proletariato, 99 Bibliot~caginobianco •
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