• 1vl irella Galdenzi mentre per l'arte la minima preoccupazione esterna ad essa la riduce a didattismo. Anche se l'arte e la società in seguito a svolgimenti simili sembrano attraversare crisi parallele, è evidente che i problemi che esse pongono non possono essere risolti alla stessa maniera; la nozion~ stessa di un'opera creata per l'espressione di un contenuto sociale costituisce menzogna. Conviene, dunque, di cessare di temere l'arte per l'arte come il peggiore dei mali, rifiutare tutto quest'apparato terrorista, che attraverso le accuse di gratuità, viene agitato davanti a noi appena parliamo di cose che non siano la lotta di classe o la guerra in Algeria ... la rappresentazione della realtà non più situata altrove, ma qui ed ora conduce alla conclusione che al di là di quel che vediamo (di quel che percepiamo coi sensi), non si dà più nulla... Ridiamo quindi alla nozione di engagement il solo senso che può avere per noi. Invece di essere di natura politica l'engagement è per lo scrittore la piena coscienza dei problemi attuali del suo proprio linguaggio, la convinzione della loro estrema importanza. È questa per lui la sola possibilità di restare un artista ed anche, senza dubbio, per via di conseguenza oscura e lontana, di servire un giorno forse a qualcosa, forse alla Rivoluzione stessa». Per arrivare a questa dichiarazione di disimpegno totale, di assoluta libertà nell'artista - libertà che d'altra parte nessuno gli contesta - nei confronti di un suo tipo d'espressione, Robbe-Grillet ha percorso una strada molto pericolosa. Le sue posizioni vanno certamente inserite - come vuole Renato Barilli nella prefazione all'edizione- italiana dei saggi - nella polemica Sartre-Merleau-Ponty (cfr. a questo proposito: « Les temps modemes » numero speciale 1961) e se è facile re11dersi conto che ci troviamo di fronte al linguaggio della fenomenologia è anche facile costatare che l'indagine del romanziere è per lo meno approssimativa ma le conclusioni letterarie di Robbe-Grillet richiedono alcune precisazioni: 1) Il suo dichiarato disimpegno è qualcosa di più di una dichiarazione di' indipendenza creativa necessaria all'artista. Coincide, infatti, col rifiuto di una realtà ben più complessa di questa o quella ideologia. 2) La rinuncia al personaggio e alla vicenda come tessuto d'indagine, che è la conseguenza stilistica più vistosa nell'opera del nostro autore, coincide col rifiuto di qualsiasi impegno di analisi storica e psicologica, a favore della rappresentazione di una realtà che vale come « presenza», anch'essa priva di una storia anteriore. 3) La realtà che egli rappresenta è perciò momentanea e atipica, di grado zero è lo stile a cui tende. In conclusione lo scrittore corre due grossi rischi: se il primo è di ordine morale, cioè quello di assumere una posizione per lo meno reazionaria su un piano di cultura, cedendo alla suggestione dell'irresponsabilità nei confronti di ciò che rappresenta, il secondo è di carattere letterario: finisce, cioè, col creare un prodotto cerebrale, intellettualizzato, nella misura in cui la letteratura è alienata dalla vita. Questo scrittore -in esilio volontario che , , si riduce per un eccesso di logica ad essere un puro sguardo, da un lato 98 \ \ Bibliotecaginobianco
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