. . i • \.f, ' ' ' . . . ciò cl1e il governo italiano avrebbe dovuto fare durante gli anni '80 era di considerare come proprio dovere in tale periodo di fare in modo che il promettente inizio di espansione non venisse meno nella seconda metà del decennio, ma continuasse; ed esso sarebbe co·ntinuato se fosse stato sostenuto da una sufficiente domanda da parte dello Stato, da un canto, e se fosse stata creata u11a' deguata organizzazione per l'offerta dicapitali attraverso gli strumenti del credito ed il bilancio dello Stato, dall'altro. In questo senso, ciò che a mio parere occorreva era una sostitl1zione dei pre-requisiti mancanti. Essa non fu trovata; e fù una n1a11canza capitale. Quando sopravvennero le banche, esse giocarono un ruolo decisivo; e su questo siamo d'accordo ambedue. Ma in u11 certo senso le banche, isolate, erano soltanto la seconda via possibile. Se le banche fossero state adeguatamente sostenute dallo Stato, il cc grande scatto » dal 1896 in poi, sarebbe dive11tato ben 1naggiore. Come ho detto prima, Lei vede le cose in una successio11e logica: prima i pre-reqL1isiti, cioè l'infrastruttura, poi i mutamenti strutturali, infine lo sviluppo. Io no11 sono ben sicuro di poter vedere le cose allo stesso modo. Credo che vi sia una ragio11e intrinseca per cui lo sviluppo in Italia ·non debba essersi prodotto così. Va ricordato che, fino a quando era in corso la costruzione delle ferrovie, era anche assai facile fornire all'industria nascente sia le economie esterne che la domanda espansiva di ct1i ha bisogno. Durante gli anni '80 l'industria avrebbe beneficiato, se il governo avesse dato il suo ait1to, della contemporanea costruzione delle ferrovie. Invece si lasciò esaurire l'espansione. Quando sopravvenne il « grande scatto », le ferrovie erano già state completate. Ora possiamo dire, natt1ralmente, che i capitali erano così lasciati liberi per gli investimenti industriali, ma ciò non avvenne, perchè il mercato italiano dei capitali era diviso in ristretti compartimenti-stagno e percl1è vi era qt1ella facilità di cui parla il prof. Romeo nelr ottenere il denaro per le ferro vie e vi era una corrispondente difficoltà di ottenerlo per l'industria. Sarebbe stato, perciò, molto importante se lo svilt1ppo industriale e le costruzioni ferroviarie avessero proceduto di pari passo. Il denaro cl1e era affluito alle ferrovie non passò, infatti, all'industria allorchè la costruzione -delle ferrovie si arrestò; ma passò alle casse .di rispar1nio locali per opere pubbliche locali, fu portato talvolta all'estero, facendo -dell'Italia un paese esportatore di capitali, senza mai passare all'industria. Questo è un chiaro esempio di come in un paese arretrato il modello delle sostituzioni può diventare complesso. Le cose che sono le prime ,dal punto di vista logico 51 ""• ,,, t t · ··t·bliotecaginobianco .. . . .
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