..,. permesso di fare astrazione dalla politica, di limitarci ai soli fattori economici e di cl1iedere in qual modo il saggio di sviluppo industriale in Italia avrebbe potuto essere massimizzato; allora io credo che sia oltremodo difficile sfuggire alla conclusione che l'Italia non aveva in realtà interessi che richiedessero tanti sforzi nell'industria del ferro e dell' acciaio, in t1n'industria cioè co11sumatrice del carbone che in Italia veniva di lontano, con t1na differenza di prezzo del cento per ce11to tra New Castle e Genova. L'Italia non avrebbe forse mai dovuto dar vita ad u11'i11dustriadel ferro e dell'acciaio di considerevoli dimensioni. Nondimeno, l'intera struttt1ra daziaria industriale era chiarame.nte orientata - specialmente al principio, nei primi anni - proprio al fine -di proteggere l'ind1.1stria ,del ferro e dell'acciaio a spese dell'industria italiana più promettente di tutte, ossia dell'industria meccanica, che si sviluppò più tardi, insieme con l'indt1stria chimica e con quella auto1nobilistica. Tra parentesi, per quanto riguarda l'industria automobilistica, un' altra impressione sorpre11dente (benchè, questa volta, negativa) ho ricevuto studia11do gli archivi della Banca Commerciale: la Banca non seppe affatto valt1tare l'importanza dell'industria automobilistica nello sviluppo economico italiano; essa considerò le nuove vetture come una specie di congegno da corsa, tutt'al più, forse, un oggetto di lusso, e cadde chiaramente in errore nel valutare le potenziali fortune dell'automobile. Comunqt1e, veramente importanti, a 1nio parere, so110due cose, di cui la prima è che le bancl1e ft1rono all'altezza della situazione. In Italia avrebbe dovuto essere invece lo Stato ad assolvere in larga misura, per un certo tempo, ad un proprio ruolo. Ar1che su qt1esto punto, forse, non siamo d'accordo. Il prof. Romeo dà un giudizio molto positivo di ciò eh.e fece il governo italiano, mentre io do t1n giudizio 1nolto negativo, e non perchè sia contrario, in via di principio, all'intervento da parte dello Stato. Al contrario ! Mi pare, tt1ttavia, che l'azione del go- ,,emo italiano non Ju molto soddisfacente. In un paese che, essendo ancora sottosvilt1ppato, 110npoteva per1netterselo cl1e a caro 1Jrezzo vi fu t1n protezionismo agricolo; quindi vi furo·no tutte le sovvenzioni fornite alle altre industrie senza sano fondame11to. Era del tutto insensato permettere che industrie come quella del ferro e dell'acciaio acqt1istassero un terribile peso nel determi11are la politica eco·nomica del gover110. Tutto ciò mi porta a credere cl1e, per quanto riguarda lo sviluppo economico, sarebbe stato meglio per l'Italia se il governo italiano avesse incrociato le braccia e fosse rimasto del tutto inattivo. A n1io r)arere~ 50 Bibliotecaginobianco
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