Nord e Sud - anno VIII - n. 23 - novembre 1961

. l w' Nel caso non fosse d'accordo, egli è fortunatamente qui e potrà parlare e precisare ciò che non è esatto. Ora, quelle che mi sembrano le difficoltà in cui si incorre con lo schema del prof. Romeo, - secondo quanto ho tentato di mettere in evidenza nel mio articolo nella cc Rivista Storica Italiana » -, sono due. E innanzitutto la relativa esigt1ità dei risparmi provenienti dall'agricoltura. Sono d'accordo che vi è stata in quei primi due decenni una considerevolissima espansione dell'agricoltura e che l'aumento della produzione agricola fu notevole. Ciò mi pare fuori discussione. Ciò che si può discutere, a mio parer.e, è il volume di quei risparmi; e, secondo quanto ho sostenuto nel mio articolo e desidererei ripetere qui senza riferirmi alle statistiche, nè il volume dei lavori pubblici nè il volume dei risparmi volontari disponibili in agricoltura nè il volume degli investimenti effettuati in questo periodo furono in alcun modo eccezionali. In altre parole, gli avvenimenti che il prof. Romeo ha preso in considerazione nel suo studio ebbero realmente luogo, ma io credo che essi abbiano avuto luogo in una misura troppo modesta perchè possano aver determinato gra11di effetti. Vorrei anche avanzare un'altra considerazione, relativa a qualcosa c~e non ho detto, ma che forse avrei dovuto dire nel mio articolo. La mia esperienza nel trattare i problemi di industrializzazione e particolarmente i problemi delle costruzioni ferroviarie indica che, per quanto rigt1arda la costruzione di ferrovie, il problema ,di provvedere ai capitali necessari non presentava - nei paesi dell'area europea: Francia, Germania, Italia e Russia (la Russia di prima del 1914) - grandi difficoltà. So bene che le ferrovie sono imprese dispendiose, in particolare quelle italiane. Proprio pochi giorni fa, viaggiavo ancora una volta tra Bologna e Firenze attraverso gli Appennini. Nel vedere nuovamente quei numerosi tt1nnels non potete fare a meno di pensare quanto tremendamente dispendiosa fu la costruzione delle ferro vie in Italia. Tuttavia, io penso che, tutto sommato, è sorpre11dente quanto fu facile raccogliere il denaro per le ferro vie. Le ferro vie, malgrado la iniziale avversione verso di esse, sembrano t1n campo per il quale il danaro era rapidamente disponibile. Ben diversamente accadeva nell'industria. Mentre i capitali per le ferrovie erano abbondanti e disponibili sia dall'estero e attraverso l'importazione di capitali stra11ieri, sia mediante le fonti interne; i capitali per l'industria si raccoglievano piuttosto timidamente e malvolentieri. Ciò mi ha fortemente impressionato, nei miei studi sul mercato italiano dei capitali, intorno allo scorcio del secolo. Era chiarissima la 35 Bibliotecaginobianco '

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