Nord e Sud - anno VIII - n. 23 - novembre 1961

volta ·da Croce, u11 tedesco che commetteva ogni sorta di mariuoleria e poi filosofava, per così dire, il suo comportamento a questo modo: « noi altri tedeschi avere gran privilege: fare qua11to piacere a nui, poi dire che stare i~briache ». Non so nel Veneto o in Lt1cchesia; ma · noi napoletani qt1esti perso.naggi li abbiamo n1essi in commedia quattro secoli fa ! D'altro canto, lo stesso Benedetti sembra avvertire che in questi letterati e' è qualcosa che non va: e~ forse quel fastidio [che essi hanno provocato] l'alimenta il loro n1escolarsi con una società che vogliono criticare, se noi1 addirittura distruggere, e che invece li accetta senza che- se n'accorgano come ingredienti della propria macchina. È assurdo infatti cercare il consenso di chi s'avversa n. In queste poche frasi Benedetti l1a detto molto, l1a dato, forse, anche un giudizio morale, e l'ha fatto con molta eleganza. No11mi era mai ve11uto in mente che tra coloro i quali ritengono cc ambigui » i valori democratici e guardano alla speranza del comunismo vi potessero essere a1cl1ni che, ad esempio, collaborano «ai grandi qt1otidiani senza condividerne le idee,,; è Be11edetti che l'ha scritto: e se l'ha scritto proprio lui, che queste cose le sa, vuol dire che accadono veramente. E allora? Possiamo ancora affermare cl1e questi letterati non s'accorgono che i « grandi quotidiani » hanno indirizzi tutti diversi dalle loro idee e cl1e la società tutta intera, che essi vorrebbero <;iistruggere, li accoglie co-me cc ingredienti della, propria macchina »? O 110ndobbiamo sospettare, piuttosto, che tutto ciò essi lo ~appiano benissimo, e che altrettanto bene si siano sistemati al centro di questa società? Del resto, non mi sembra che la critica corrosiva della nostra società, che si leggerebbe nei romanzi dei Moravia o dei Pasolini, sia una cosa molto seria. Questi romanzi saranno grar1di opere letterarie; e per le poesie di Pasolini avrà avuto ragione Piovene a chiamare in causa Dante addirittura: non so e non ho la competenza sufficiente a giudicare. Ma gli sfrenati ragazzi di vita o gli uomini ipdifferenti ed annoiati che popolano le pagine di quei libri mi paiono, francamente, esco.gitazioni a freddo, minuscoli frammenti di realtà, estrapolati e fatti vivere di vita abnorme nel laboratorio di una letteratura impregnata di decadentismo. Questa disperazio•ne al limite di una notte a cui 110n seguiranno albe è u11a disperazione 'di maniera, fatua ed inconclude11te, che n.on espriine già le drammatiche contraddizioni della condizione umana·, ma una demoralizzante povertà di riflessione su essa. La società italiana ed i suoi fli. fetti sono tutta un~altra cosa, una cosa più seria nel berie come 11el 24 Bibliotecaginobianco

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