Nord e Sud - anno VIII - n. 23 - novembre 1961

-\ ambigui; oppure: la sola cosa vitale è orn1ai il socialismo o il comui1ismo) un certo rigore di ragioname11to ed u11a certa documentazione. Anche l'uomo meno coltivato quan,do parla di politica si sforza di dare ai suoi discorsi un certo rigore logico: perchè ai letterati dovrebbe I essere concesso in siffatta materia t1n pò di cc libertinaggio »? Si potrebbe, semmai, sostenere il contrario: cl1e propr10 pe·rchè possono ' parlare più efficaceme11te di altri co11 la suggestione della loro perizia letteraria e impongono alquanta timidezza al comun1e dei lettori con l'autorità ed il prestigio del loro nome, essi ha11no il dovere di essere tanto più controllati e rigorosi. Certo questa non è la prin1a· volta che i letterati parlano di politica spropositando, ossia senza docun1e1Ttarsi onestamente e senza pen- _sare con rigore prima di scrivere: clii ha qualche inforn1azione della -cultura italiana dei prin1i trent' a11ni del nostro secolo sa· bene quanti ·spropositi venissero dicendo i D'Annu11zio o i Papini o i Prezzolini, e sa anche quali respo11sabilità si debbano rico11oscere loro per aver co11tribuito a formare un certo clin1a culturale, cl1e accompagnò e favorì un certo rivolgimento politico nel 11ostro paese. Ebbene, da· un pu11to di vista generale, non posso fare troppe differenze tra il Papini di allora ed il Piovene di oggi: questo sproposita come spropositava raltro, si· abbandona al cc libertinaggio » delle lìroprie reazioni epidermiche e dei propri sentimenti e 1ise11ti1ne11tsienza controllarli, esattamente co1ne faceva l'altro. O dovrei fo.rse lasciarmi inti1nidire dal fatto che gli spropositi odierni di Piovene lo porta110 al comunismo, mentre Papi11i fu portato al fascismo dai suoi? Cl1i mi garantisce che, sem1Jre sulr onda dei propri sentime11ti e risentimenti, Piovene non colga qua1cl1e .altra occasione di cc rientrare neìla sua pelle », e non ridiventi fascista? E percl1è, poi, dovrem1no riservare ai letterati llll trattan1ento di favore, come sen1bra desiderare Benedetti; percl1è ai letterati e 110n, poniamo, ai fisici nucleari? Og11t1noha le sue deformazioni professionali. La differenza tra il letterato ed il fisico nucleare è che qt1est'ultimo, saggiamente, ritiene di poter parlare con maggior competenza di altri solo quando si tratta della questione del pericolo della radioattività; e per il resto si sente uguale agli altri, e sulla questio11e dell'apertura a sinistra o su quella del tota·litarismo comunista procura di documentarsi e di discutere come gli altri. Il letterato no: è stato baciato dalla n1usa, e per lui « la parola è u11elemento poetico fatalmente ambiguo » : dunque, può fare a meno della logica. Mi viene in mente il persona·ggio di una commedia napoletana del Cinquecento ricordato una 23 · ·~i-bliotecaginobianco .. .,

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