può creare simpatia e vicinanza per quel paese almeno, chiediamo scusa per la superbia, in una parte dei lettori del ' Ponte ' ». Il che vuol -dire, ovviamente, che i lettori del « .Ponte » non devono mai aver sospettato che negli Stati Uniti vi fossero critiche alla politica del paese; e che il fatto di scoprirlo è per loro una rivelazione capace di i11spirare simpatie: ma guarda un po', gli americani non sono, poi, tutti fascisti J In realtà, con1e avevamo già scritto a proposito del numero unico di cui veniamo discutendo, E.E.A. e coloro che la pensano come lui partecipano di una « temperie anti-americana », che li ha in-dotti per anni .a guardare solo al maccartismo (senza comprenderlo, naturalmente); che li ha indotti a pensare cl1e gli Stati Uniti tra il '50 ed il '60 fossero una specie di Spagna di Franco; che li fa stare ancora fermi a ripetere alcu11e sublimi banalità; e che, fìnaln1ente, li induce a mettere insieme un numero t1nico come quello che ha dato occasione a questa poleffiica. Siffatta temperie antiamericana è ormai molto ,diffusa anche / in Italia: non v'è giornalistt1colo italiano (di tutti i giornali: anche di qt1elli benpensanti, gu~rda caso !) che non ritenga di saper far meglio del Presidente degli Stati Uniti; non v'è scrittorello italiano che non s'impa11chi a giu-dicare l'ignoranza dei suoi colleghi americani; non v'è professorucolo italiano che non stia a trinciar giudizi stil fatto che gli americani non sono adatti alle cose dello spirito; non v'è, infine, socialistello il quale non consideri con commiserazione la natura quasi fascista del cc capitalismo » americano. E sarebbe ora che si facesse un'inchiesta sociologica su qt1esto fenomeno e st1lle sue cause: siamo sict1ri che essa sarebbe rivelatrice del qt1alunquismo di certa sedicente cc intelligl1enzia » italiana. Quanto a noi, è appena necessario aggjl1ngerlo, ci ostiniamo a pensare che partecipare di questa temperie e sta1npare le cose che ha stampate << Il Ponte » è rendere u11 cattivo servizio alla causa della democrazia e della libertà. Le idiozie, da chiunque siano dette, non hanno mai giovato alla libertà; neppure quan-do erano rivolte contro f-Iitler o contro Stalin. Ad E.E.A. non garba, poi, che 11oinon si distingua tra le aggressioni internazionali dei comunisti e le aggressioni dei varii movimenti comt1nisti dal punto di vista del risultato politico; e, con il suo solito fare ambiguo, chiama in ballo Dulles e sembra lasciare inte11dere : la pensate come Dulles, du11que siete chissà mai quale torva specie di fascisti. Ma pt1Ò negare E.E.A. che il risultato politjco sia sempre lo stesso, ossia l' espa11sione del comunismo, sia che si tratti di aggressione internazionale, sia che si tratti di aggressioni interne dei partiti comunisti? E può negare che quando si vuol decidere .di una politica bisogna tener conto del risultato politico? Evidentemente non può negarlo: ed allora ricorre al sotterfugio -di insinuare che noi si volesse giustificare, con quell'osservazione, no11sappiamo quali interventi armati, per contrastare non sappiamo quale radiosa cc rivoluzione », che intervenga a privare milioni di creature t1mane di quella libertà di cui egli non sembra fare buon uso. Non è necessario -dire che ciò inten-devamo non era affatto questo, come sa benissimo- chi legge cc Nord e St1d ». 75 Bibliotecaginobianco
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