V•oredi iniziative a1 cui ci si fa assistere si risolverà, dunque, nell' elaborazione di una specie di previsioni del tempo e di itinerari consigliati ad uso dell'operatore econo-mico: libero rimanendo quest'ultimo di tenerne qualche conto o di prescinderne del tutto. Che cosa abbia a- che vedere la pianificazione con tutto questo, ciascuno può ben rilevarlo a prima vista. Non per ciò l'iniziativa si palesa inutile, o dissennata: già si è notato che, a mezzo di essa, il poco che rimaneva dello scl1ema Vanoni scompare del tutto; inoltre, il partito di maggioranza dispone d'un nuovo strumento capace d'offrire un dignitosa alibi nel momento in cui si tratterà di dare qua~che rispo•sta· a quanti si ostinano a richiedere la istituzione di organi centrali di _pianificazione. V'è da chiedersi se - oltre gli interessi particolari, l'arretratezza culturale e le furbizie da sagrestia 1 - non vi sia pure una superiore ragione a fondare questo atteggiamento di accorta, ma profonda ostilità ad ogni intrapresa di pianificazione. 111verità, questa' - presuppo11endo un rigoroso accertamento delle condizioni di fatto, una precisa indicazione delle prospettive di sviluppo, la messa in opera di strumenti adeguati - può limitare grandemente le p-ossibilità di un arbitrario esercizio dei poteri di governo : e ciò non costituisce di certo cosa grata ad un gruppo politico da gran tempo sommamente· intento a toglier di ~ezzo tutto ciò che può esser limite istituzionale o forma di controllo del st10 agire. Ma non è soltanto di queste iniziative, concretamente volte a svuotare di significato il riferimento allà pianificazione, che bisogna dar conto: acca11to ad esse ha preso nuovo vigore una interpretazione del piano che, senza essere i11esatta, è così parziale da costituire anch'essa t1na gravissima limitazione; interpretazione di cui la Corte Costituzionale si è fatta portatrice in una recente sentenza, che ha dichiarato illegittime alcune norme che affidavano ai ministri dell'agricoltura e dell'industria la p-otestà di fissare programmi e controlli nel settore della bieticoltura. Non è nelle 11ostre intenzio11i un esame analitico della sente11za, che è certo rettamente fondata là dove ricorda che la· determinazione dei programmi deve discendere da un atto legislativo; e non già essere genericamente affidata all'esecutivo. Ma la sente11za così continua: cc è esigenza' imprescindibile che ogni pianificazione deve essere stabi]ita, con le relative norme legislative, prima della sua ~oncreta attuazione, affincl1è non soltanto le autorità pubbliche ma altres\ i singoli operatori sappiano quali sono le fina•lità politiche, sociali ed economiche che attraverso la programmazione si vo,gliono raggiungere, si rilevino i mezzi stabiliti per il raggiungimento dei~ fini, si distinguano le sfere di ,attività dei poteri pubblici e quelle dei privati op•eratori, e questi siano così messi in grado_ di determina're i limiti e la estensione della · loro libertà nei rispetti delle iniziative economiche che possano prendere·». È giusto e lecito - più ancora, è opportun-o - rilevare che il va69 Bibliotecaginobianco
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