Nord e Sud - anno - VIII - n. 22 - ottobre 1961

problemi della valorizzazione agricola e di sintetizzarne le soluzioni in un piano di sviluppo globale. Ed è proprio di questo tipo di tecnico - invece - che si avverte ogni giorno di più l'esigenza, per attuare lo sviluppo agricolo delle aree sottosviluppate, in Italia e all'estero. Per colmare questa lacuna i proff. Ram adoro e Ricci hanno auspicato l' acceleramento di quel processo chiarificatore mirante alla specializzazione degli indirizzi nell'ambito del corso di studi della Facoltà di Agraria. Di fronte· alla complessità dei problemi che attendqno il futuro pianificatore nel settore agricolo, non può essere sufficiente la sola conoscenza dell'urbanistica. Soltanto una profonda modifica strutturale delle Facoltà di Agraria può portare alla formazione di veri e propri specialisti di Genio Rurale (o Ingegneri agrari, come vengono spesso designati all'estero). In questo quadro la disciplina urbanistica, sottratta alle condizioni di inferiorità nella quale si attua oggi l'insegnamento di tecnica della bonifica, assumerebbe un ruolo ben più importante di quello che alla stessa disciplina potrebbe venire assegnato nell'ambito dell'attuale piano di studi fungendo da disciplina-sintesi. Alla necessità di introdurre l'insegnamento dell'urbanistica nelle Facoltà di Agraria corrisponde una insufficiente evoluzione nell'insegnamento della stessa materia, nelle facoltà di Ingegneria e di Architettura. L'ing. Vittorini ha denunciato a questo proposito il progressivo allontanamento dei metodi e dei programmi dalle complesse implicazioni politiche, economiche, legislative, _sociali e tecniche che costituiscono le componenti di qualsiasi intervento. Nell'insegnamento dell'urbanistica si prende in genere a base dello studio una realtà incompleta e schematica, di interpretazione facile ed immediata: quindi la successiva elaborazione degli interventi si riduce spesso ad una esercitazione formale di composizione o di tecnica urbanistica. Non vi sono perciò le basi culturali, nelle facoltà di Ingegneria o di Architettura, per formare dei veri pianificatori nel settore rurale, e chi è arrivato a specializzazioni di questo tipo lo ha fatto autodidatticamente, attraverso una somma di varie esperienze. Non mancano, è vero, le lodevoli eccezioni: docenti aperti alle necessità di una sintesi fra le diverse discipline - e l'ing. Vittorini ha fatto i nomi di Quaroni e Samonà - ma restano gli ostacoli fondamentali posti dalla struttura stessa delle Facoltà. Anche per l'ing. Vittorini, quindi, il solo modo per superare questa impasse - che significa, in futuro, la mancanza di quadri per una politica di sviluppo - è,la preparazione adeguata dei tecnici agrari, con una apertura delle Facoltà di Agraria allo studio dell'urbanistica rurale. Il panorama dei problemi posti in discussione in questo Convegno, è stato quindi, come si .è visto, assai vasto e complesso, e tale da richiedere un approfondito dibattito. È in causa la possibilità di attuare, in futuro, una politica di sviluppo nel settore agricolo; e si deve ricordare che da questa politica di sviluppo dipenderà se il nostro Paese potrà riorganizzarsi in una nuova struttura economico-sociale omogenea e non caratterizzata dagli squilibri odierni. Il Convegno ha affrontato lo studio degli strumenti tecnici, politici, culturali, riscontrando in ognuno di 61 BibliotecaGino Bianco

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