Nord e Sud - anno - VIII - n. 22 - ottobre 1961

pubb~iche di iniziativa locale, quelli cl1e presiedono all'esazione ed alla distribuzione delle imposte locali, quelli per l'imposizione degli oneri per le assicura'zioni sociali dei lavoratori - tanto per citare possibili esempi presi a caso? Si accetta all'unanimità (in apparenza, alme110) che favorire lo sviluppo industriale ·del Sud comporta inevitabilmente uno sforz•o diretto a modificàre certe convenienze relative di localizza·zio11e e di iniziativa: ma non appena si fa cenno alla possibile opportunità di frenare le nuove localizzazioni industriali in aree altamente sviluppate e tendenti ad u·na « congestione» (almeno relativa) di insediamenti, perfino certi ambientì proclivi si110 al narcisismo a piccarsi della propria tecnica, pragmatica, impassibile obiettività di osservatori distaccati e superiori, rifiutano a priori di prendere in qualsivoglia considera·zione l'idea co-me un « assurdo evidente » - tanto evide11te, 11aturalmente, che non merita approfòndin1enti 11è stt1di di sorta. E difatti la questione non è mai stata seriamente studiata. E se dall'olimpo delle impostazioni più generali si sce11de di nuovo a considerare i caratteri dell' a•zione svolta a livello di iniziative settoriali o individuali, l'esemplificazione pt1Ò contint1are. ·Per esempio, anche da fonti ufficiali si è mosso un rimprovero alla scarsa iniziativa, alla sca~sa coscienza dell'impresa i11dustriale o impresa in genere come assunzione di rischio, alla inveterata prope11sione a cl1iedere aiuti dall'alto e, comunque, dall'esterno propria di categorie imprenditoriali. Tutto ciò ha del vero: c'è sicuramente, specie in certi ambienti del Mezzogiorno, ma non soltanto in essi, una innata predisposizione alla « petizione », alla richiesta di « protezione » - sia essa presentata in termini di cc rivendicazione » protestaria, provi11ciale e campa11ilistica, sia essa un vero e proprio atto di accattonaggio. Ma qt1ando tutto ciò si sia ammesso, bisogna chiedersi: si è fatto abbastanza per improntare la pratica degli « aiuti » secondo i criteri di un'offerta di collaborazione e di consulenza, di un aiuto ad imparare ad ait1tarsi,. a crescere, ad emanciparsi da concezioni e sistemi operativi inadeguati e st1perati? Si è tentato seriamente e con sufficiente costa11za di informare le agevolazioni ad t1n contratto di prestazioni reciproche, per le quali i beneficiari mostrino in termini concreti la determinazione e la v9lontà di sviluppo - al di là di occasionali e precari incrementi di redditi e profitti? O non si è prevalentemente avuto, viceversa, altra pratica che quella della co-ncessione assistenziale, con le inevitabili appendici di degenerazioni paternalistiche e clientelistiche - una pratica cl1e ha finito per rafforzare u11apredisposizione, se si vuole, tradi35 I Bibliotecaginobianco ....

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