Nord e Sud - anno - VIII - n. 22 - ottobre 1961

ancora mai dato il caso che la maggioranza abbia riconosciuto la fondatezza dei rilievi e delle richieste delle minoranze. Vien spontanea la domanda: perchè dopo la Liberazione il problema della radiodiffusione è stato risolto così e non in un altro modo? È certo che i partiti politici e le forze culturali dell'Italia democratica avrebbero potuto rimettere in discussione tutta la materia, dalle questioni di principio a quelle istituzionali, economiche, ·organizzative eccetera. Questioni che confluivano, in definitiva, in una sola: quella del pieno adeguamento della radio ai princìpi e ai metodi della democrazià, quali sono stati sanciti solennemente nel 1948 dalla Carta costituzionale. Ma l'Assemblea costituente non giudicò il problema meritevole di una particolare attenzione. E quindi, mancato in sede parlamentare un riesame del problema dalle fondamenta, la riforma del 1947 si limitò a depurare l'ordinamento esistente dei connotati più tipicamente totalitari. Non ci fu, in altre parole, una chiara sensibilità verso le questioni della radiodiffusione. O forse, in un momento in cui la lotta per l'egemonia politica -era in pieno corso tra i grandi partiti di massa, essa fu oscurata da un calcolo tattico: una radio saldamente, e per legge, nelle mani del potere esecutivo avrebbe potuto rendere, in certe circostanze, preziosi servigi. Le altre forze politiche non ebbero la volontà e soprattutto la forza necessaria per imporre una soluzione che tutelasse i diritti delle minoranze. L'ex presidente del Consiglio Farri ha amaramente osservato che « v'è stato un breve periodo dopo la Liberazione, il periodo delle illusioni democratiche, nel quale sarebbe stato possibile tentare un'organizzazione, anche legislativa, che avesse potuto meglio resistere alle manomissioni successive. Abbiamo sbagliato e paghiamo l'errore » 1 • Il calcolo tattico si è avverato solo per la democrazia cristiana. E quella che poteva apparire una situazione vantaggiosa in un particolare momento si è avviata a trasformarsi in una situazione stabile. Il partito di maggioranza relativa (ma per alcuni anni assoluta) non ha dovuto nemmeno veramente forzarla, giacchè, come arbitro di tutti i governi succedutisi dal 1947 ad oggi, ha potuto sempre attingere dall'ordinamento vigente i titoli per esercitare il suo controllo esclusivo sulla Rai. Nel 1952, mediante la convenzione di cui s'è detto, e perciò continuando la tradizione degli atti amministrativi non sottoposti al Parlamento, la I Nel fascicolo speciale del « Ponte n dell'agosto-settembre 1957 dedicato allo spettacolo in Italia. 19 BibliotecaGino Bianco

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