Nord e Sud - anno - VIII - n. 22 - ottobre 1961

r ricerca sociale e i policy-makers La della Radio-televisione italiana di Cesare Mannucci Premessa - Le considerazioni esposte in queste pagine non si rif eriscono alrintero campo della ricerca sociale sulla radio-televisione italiana, ma a quella parte che viene svolta .diretta_mente dalla Rai. Ritengo perciò indispensabile farle precedere da una premessa che illustri i prest1pposti storici, istituzionali e politici della struttura e dell'in-dirizzo del1' ente radio-televisivo italiano. Da 11oi fin dal 1910 lo Stato si è riservato l'impia11to e l'esercizio di stazioni di comunicazione per mezzo di onde elettromagnetiche. La radiodifft1sione è nata però solo 11el 1924, anno in cui il governo fascista ne delegò l'esercizio in esclusiva ad t1na società (l'Unjone radiofonìca italiana) che si era costituita sotto il suo patrocinio. Una serie di decretilegge provvide a regolare i rapporti tra l'Uri e il governo, nonchè 'il contenuto della radiodiffusione. Senza entrare in dettagli (cfr., per una esposizione più completa, il mio studio: I poteri pubblici e l'ente radiofonico, apparso nel numero 57 di (('Nord e Sud»), è sufficiente ricordare che il sistema attribuiva poteri illimitati al governo, con una coerente applicazione ,dei princìpi del totalitarismo. Durante gli anni trenta, lo Stato venne in possesso, attraverso l'Iri, del pacchetto di minoranza della società concessionaria, ribattezzata Eiar. Al momento del crollo della ,dittatura, la radio italiana era qt1indi di fatto e di diritto totalitaria; finanziariamente, era in parte di p·roprietà -pubblica. Fino al 1947 la sitt1azione git1ridica non venne modificata. La situazione di fatto mutò invece radicalmente sin -dal momento -della Liberazio11e, e la radio si aprì alle voci di tutti i partiti del Cln e delle varie 17 Bibliotecagii1obiar:1co

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