è stato dimostrato dalle rivoluzioni successive, o con cui funziona nelle mani fiaccl1e di mediocri imbecilli come quelli cl1e ci governano oggi ». Qui si può vedere benissimo come la passione politica investisse pienamente la fantasia storica di Tocqueville. Eppure proprio qt1i si può vedere quale grande storico egli fosse, quanto grande fosse la libertà del suo spirito critico e quanto profondi il suo bisogno di ·verità e la sua probità di studioso. Perchè è a qt1esto punto, mentre approfondisce la sua idea preferita del centralismo figlio della tirannide napoleonica, mentre indaga i fatti e cerca di i11ten-derli,mentre estende la sua documentazione, è a questo punto che, come d'improvviso, il problema del. rapporto tra centralismo e rivoluzione, tra centralismo ed in1pero napoleonico, si viene mutando nella me11te di Tocqueville, e l'intero lavoro si slarga, si modifica e le prospettive storiografiche dell'opera da costruire cangiano profondamente. Lo stttdioso si rende conto cl1e per stabilire bene quel rapporto che s'è detto bisog11a precisare l'atto di nascita del centralismo e che per fare questo bisogna risalire più i11dietro di Napoleone più indietro dell'Ottantanove; e l'opera che egli aveva divisato di scrivere si atteggia in modo tutto diverso. Noi possiamo perfino datare con sufficiente precisione il momento in ct1i questa trasformazione avviene: v'è un appunto del dicembre 1852 che ci consente di farlo: « restituisco alla Biblioteca i Mémoires di Thibaudeau st1l Consolato senza averli letti; da riprendere qt1ando ricomincerò a studiare questo periodo ». Tocqt1eville lascia da parte i due capitoli già abbozzati, il quadro della Fra11cia del '99, e tt1tte le annotazioni che ha già raccolte, per studiare, direttan1ente st1 documenti d'archivio oltre che sul materiale a stampa, le prof onde modificazioni della società francese settecentesca, per porsi soprattt1tto il problema dei rapporti che v'erano tra questa società. e quella rivoluzionaria. Nasce finalmente L'Ancien Régime et la Révolution. cc Anni or sono, quando in Francia v'erano ancora assemblee politiche, un oratore, parlando del centralis1no amministrativo, ebbe ad esclamare: questa bella conquista della Rivoluzione, che l'Europa c'invidia. Posso ammettere che il centralismo sia una bella conquista; posso perfino consentire che l'Europa ce lo invidii; ma affermo cl1e esso non è affatto una conqu.ista della Rivoluzione. ~' al contrario, un prodottò del vecchio regime; ed aggiungerò, anzi, che è la sola parte della costituzione politica del vecchio regime che sia sopravvissuta alla rivoluzione, poichè era la sola che potesse adattarsi al nuovo assetto creato dalla Rivoluzione medesima ». In queste parole è l'idea-madre che reg120 ·sibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==