• dal suo appassionato amore della libertà, fatto più teso e vibrante dal1' esperienza quarantottesca; non soltanto dall'esigenza imperiosa di rintracciare il mitico filo di Arianna che guidasse nell'intelligenza di settant'anni di co11vulsioni rivoluzionarie, ma anche ,da suggestioni più immediate del presente. La storia pareva ripetersi esattamente. Dopo le drammatiche giornate del giugno '48 l'ombra di un napoleonide si era proiettata, sinistra, sulla repubblica, proprio come dopo il Terrore l'ingombrante figura del primo Bonaparte. E ancora una volta - come, dopo il Terrore, nelle convulse agitazioni del Direttorio - il paese era stanco, impaurito, pronto a gettarsi nelle braccia di un tiranno pur di esorcizzare i sanguinosi fantasmi che l'ossessionavano. Come la Repubblica era pronta a ricevere un padrone: questo era il titolo di t1n capitolo non già sulla Francia del 1849-50, ma su quella del 1799, che accettava con entusiasmo il colpo di stato del .18 Brumaio e il Consolato. Ed era un titolo significativo e pieno ,di risonanze del presente. Il capitplo cui s'è appena accennato era già scritto a metà del 1852: ne abbiamo testimonianza formale i11una lettera di Tocqueville .a Kergolay del luglio 1852, cl1e rivela ancl1e come la ricostruzio11e del passato si alimentasse di una tesa passione, del sentimento di una compenetrazione perfetta tra l'argomento e le disposizioni dell'autore: cc ho cominciato ad occuparmi qui molto seriamente del grande lavoro di ct1i ti 110altre volte parlato. Uno o due capitoli sono già compiuti nella prima stesura ... Ho iniziato proprio dal momento a cu.i si riferivano soprattt1lto gli appunti che ho raccolti a Parigi e ,,;erso il quale mi sentivo maggiorrnente trasp,ortato ... Ciò che ho scritto fornisce il quadro dell'epoca che ha preceduto il 18 Brumaio e dello stato d'animo che ha condotto al colpo di stato ». La Francia del '99, come quella di mezzo secolo dopo, folle per la paura di t1n ritorno dell'estremismo giaco bino e per il suo desiderio sfrenato di benessere e di godimento, si dava ad un despota; e questo, a st1a volta, sollecitando le tendenze implicite nella rivoluzione den1ocratica, si apprestava, come suo nipote avrebbe fatto cinquant'anni dopo, ad instaurare il dispotismo più illi1nitato (sono parole dello stesso Tocqueville), fondandolo sull'apparenza del di1itto e sulla volontà gene-_ rale: sui plebisciti, insomma. L'accentramento, un accentramento degno delle monarchie orientali cl1e Montesquieu aveva descritte, avrebbe provveduto ad infrenare quella volontà generale a ridurla pro11a alle v-olontà del despota : cc la perfezione del.la macchina amministrativa costruita da Bonaparte - si legge in un appunto dello stesso periodo - è provata dalla facilità con cui essa funziona quasi senza motore, come 119 Bibliotecaginoianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==