Nord e Sud - anno - VIII - n. 22 - ottobre 1961

tale giu,dizio e si potrebbe dire addirittura dell'attacco dissimulato da elogio, che Molé, nel discorso di risposta, sentì il dovere di intervenire a difendere il morto collega e se stesso, e di celebrare i11Napoleone il salvatore della F'rancia. Adesso, nel 1849, ·mentre il margine dell'azione p-olitica si veniva restringendo sempre più e mentre più urgente diventava per lui l'esige11za di rispondere alla doma11da che s'era posta incessantemente sul tornante negativo della storia francese, adesso la mente .di Tocqueville torna ai vecçhi giudizi del 1832, al discorso accademico del 1842, e gli pare di poter tro-vare la risposta a quella famosa domanda ricostruendo storicamente quel nodo fondamentale della storia nazionale che era stata l'era napoleonica. « Vorrei rappresentare - si legge in t1n appunto del dicembre '50 - non tanto i fatti in sè, per sorprendenti e grandi che siano, qt1anto lo spirito ,di questi fatti; non tanto le diverse azioni della vita di Napoleone, quanto Napoleone medesimo; ·una creatura singolare, incompleta, ma autenticamente meravigliosa ... E vorrei riuscire a mostrare ciò che nella sua prodigiosa avventura egli aveva tratto veramente dal suo genio, e le agevolazioni che gli erano venute dallo stato del paese e dallo spirito dei tempi; far vedere come e perchè questa nazione indocile si precipitava da se stessa verso la servitù in quel momento; e, insieme, con quale incomparabile abilità Napoleone aveva scoperto, nelle realizzazioni più demagogiche della Rivoluzione, tutto ciò che poteva servire all'edificazione di un regime dispotico, e come era riuscito a far scaturire, qt1asi per incanto, questo da quelle. Muovendo ,dalla sua politica ìnterna vorrei rappresentare lo sforzo di un'intelligenza quasi divina, imp~egata rozzamente ad opprimere l'umana libertà, e 111ostrare,insieme, quell'organizzazione della forza - sapiente, perfezio11ata, e tale che soltanto il più grande genio del secolo più illu111inatoe civilizzato poteva concepire; mostrare, insomma, quell' organizzazione della forza che egli riuscì a costruire, e far vedere, altresì, come, sotto il peso di questa macchina meravigliosa, la società, compressa e soffocata, dive11iva sterile, il movimento si faceva lento, lo spirito umano si illanguidiva, le anime si impicciolivano, i grandi uomini scomparivano, e tutto l'orizzonte diventava immenso e piatto e tale che, da qualsiasi parte ci si volgesse, appariva soltanto la figura grandiosa dell'imperatore solitario ». Questa idea originaria, di cercare in un'opera storica sull'impero ,del primo Bonaparte la spiegazione della malattia -di cui soffriva jl 1Jaese, nasceva non soltanto dalle convinzioni teoriche di Tocqueville e 118 ·sibliotecaginobianco

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