Nord e Sud - anno - VIII - n. 22 - ottobre 1961

rovesciato le classi medie e portato al potere il popolo, le cui rivendicazioni, alimentate dalla propaganda socialista, erano esplose in tutta la loro asprezza. Tocqueville era stato colpito profondam·ente - vi accenna in numerose lettere - dal fatto che il popolo avesse agito da solo, quasi senza capi, conducendo a termine un'impresa di tanta importanza; ma questa impressione era turbata dalla coscienza che la rivoluzione popolare aveva scatenato forze terribili e pericolose: « mille sistemi strani uscirono impetuosame11te dalla mente dei novatori - si legge nei Souvenirs - e si diffusero nello spirito turbato della folla. Tutto era ancora in piedi salvo la mo11archia ed il parlamento, e tuttavia pareva che l't1rto della rivoluzione avesse ridotto in polvere l'intera società, e cl1e si fosse messa a concorso la forma nuova da dare all'edificio che si sarebbe costruito al suo posto. Ognuno proponeva il suo l)iano ... V'era chi pretendeva di distruggere la disuguaglianza delle ricchezze, chi voleva spazzar via la disuguaglia11za delle intelligenze, chi intendeva livellare la più antica delle disuguaglianze, quella tra uomo e donna ... Queste teorie erano molto diverse tra loro ... ma tutte mirando a colpire, più in giù del governo, la società stessa, su cui esso poggia, 1Jresero il nome comune di socialismo. Il socialismo resterà il carattere essenziale e il ricordo più terribile ,della rivoluzione di Febbraio ». Tocqueville i11tuì con chiarezza l'insidia di questo estremismo e fin dalle prime settin1ane fu con.vinto che si sarebbe giunti ad una prova di forza. All'indomani delle giornate di febbraio egli aveva accettato la repubblica: il suo i11tuito politico, rafforzato questa volta dal nessun attaccamento alla dinastia orleanista e dalla coscienza delle enormi responsabilità di questa, gli aveva fatto intendere che il problema di una scelta tra monarcl1ia e repubblica non si poneva affatto, e che la scelta era, semmai, tra una repubblica ordinata e l'anarchia. Ma per far ciò e per creare una piattaforma più larga possibile al nt1ovo regime era necessario sventare la minaccia dell'estrema sinistra : il viaggio in provincia per la campagna elettorale, dandogli l'occasione di misurare la differenza esistente tra Parigi e l'intero paese, gli offrì una piena con- .ferma della validità di questo ragio11amento. La rivolta degli oper~i degli « Ateliers nationaux » della capitale nel giugno e la lotta terribile che la seguì fl1ro110 r estrema _conferma della primitiva intuizione. Pure, all'indomani della vittoria Tocqueville era tutt'altro che ottimista: « non credo all'avvenire - scriveva a Stoffels il 21 luglio '48 - e provo una tristezza prof onda, che non nasce tanto dalle preoccupazioni immediate, per grandi che siano, quanto dall'assenza di ogni speranza. Non so se 112 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==