Nord e Sud - anno - VIII - n. 22 - ottobre 1961

il sentimento del paese: « al di sopra e soprattutto al di sotto di questa classe media, eh' è essa medesima divisa sul problema del giorno - scriveva a Reeve nel settembre '40 - v'è una nazio·ne irritata più che spaventata, irritata contro il 1Jrincipe che la governa, poichè, a torto o a ragione, si ritiene profondan1ente umiliata e decaduta dal rango che deve avere in Europa; e vicinissima a quelle risoluzioni disperate che simili impressioni fa11no 11ascere in un popolo orgoglioso, i11quieto ed irritabile come il nostro ». Di qui l'accento fiero dei suoi discorsi parlamentari, quel ta11to di polemica antibritan11ic~ che si può cogliere ancora nel gennaio 1843 nell'intervento st1l diritto di visita, che non era espressione di anglofobia (impensabile in t1n ammiratore dell'Ingl1ilterra quale egli era), ma esplosio11e di u11a forte passione patriottica. E non mi sembra che vi sia da stupirsi di ciò, come è capitato a qt1alche studioso recente: la fierezza del sentimento nazionale faceva parte della migliore tradizione liberale e il senso della gra11dezza del paese, una grandezza fatta insieme di magistero civilizzatore e di gloria militare, era giustamente connaturato all'a11ima francese, come elemento primordiale della 1nissio11edella Fra11cia in Europa. D'altra parte, chi legge con atte11zione quei discorsi di politica estera cui abbia1no fatto ce11110e gli altri sulla questione algerina, si accorge subito che essi non sono affatto al di ft1ori delle preoccupazioni dominanti di Tocqueville, .della critica al sistema di governo della Monarchia di Luglio e della 11ecessità di un 1nutamento. Poichè, discutendo del problema turco o di quello del diritto di visita, Tocqueville non vt1ole colpire solo quella che a lui sembra una politica estera sbagliata, 1na anche ciò che egli chiama « il pri11cipio segreto » di tutto il metodo politico del ceto di1igente francese del suo ten1po, che consiste 11elprocrastinare le scelte, nell'evadere i11nanzi alle questioni, nel chiudersi nella sua maestà di maggioranza onnipotente. Parimenti, il concetto fo11damentale dei magistrali rapporti sull'Algeria non era che il governo di Parigi facesse t111acattiva politica, ma che 110n ne facesse 11essu11a, salvo a riprodurre sulla sponda africana il calamitoso errore del centralismo. Come si vede, a11cl1e11eidibattiti di politica estera l'uomo tornava sempre a quello cl1e per lui era il cuore del problema, il mutamento del sistema di governo. Tocqt1eville non si riconosceva in nessuno dei due partiti che dividevano la Francia: il programma dei repubblicani non esercitava su di lui nessun fascino, e lo trovava, anzi, critico amaro; ma la mentalità dei gover11anti gli pareva ancora più pericolosa, perchè intt1iva che 110nrisolve11do i problemi principali del paese essi non face- • I 109 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==