Nord e Sud - anno - VIII - n. 22 - ottobre 1961

.. vato gli azio11isti ». Questo non era un giudizio post factum: già negli anni tra il '33 ed il '40, l'abbiamo ricordato e potremmo moltiplicare i testi che lo dimostrano, Tocqueville aveva compreso che lo stato del paese era malsano, che, se la superficie pareva immobile, gravi turbamenti erano nel fondo, che la chit1sa volontà di potere del ceto dirigente preparava alla Francia giorni tristissimi, che qt1el ceto dirigente veniva 1neno al st10 dovere elementare di educare il popolo alla libertà per assicurare un ordinato sviluppo. 111una lettera a Stoffels dell'ottobre 1836 egli aveva tracciato con chiarezza qt1ello che potremmo chiamare il suo programma: u11potere centrale politicamente forte, energico, ma con una sfera d' azio11e esattamente delimitata; largo posto alle libertà locali, articolazione necessaria di una società libera; principi di governo liberali; impegno dei poteri costituiti ad allargare progressivamente la sfera della libertà, in modo da comprendervi tt1tti i cittadini, invece di cercare di allontanarli ad ogni costo. Era un programma perfettamente coerente con le sue convi11zioni ideali, e che segnava, intanto, molto esattamente la distanza che separava le posizioni di lui da quelle degli uomini che allora detenevano il potere. Si comprende, pertanto, che nel settembre 1837, al momento della sua prima candidatura, Tocqueville rifiutasse l'appoggio spontaneamente offerto dal governo per la sua elezione: cc mi è impossibile - si legge in una sua lettera del 12 settembre a Molé, allora primo ministro - accettare una candidatura ufficiale ... voglio essere in grado di prestare t1n concorso libero ed intelligente, e non potrei certo farlo se mi facessi eleggere come candidato governativo... Desidero entrare nella Camera dei Deputati con la posizione che vi terrò una volta che sarò entrato a fame parte, e questa posizione è quella dell'indipendente ». Molé replicò con molta finezza, criticando la facile posizione di coloro i quali pe11savano che il governo era sempre l'avversario della società, ed osservando che· l'isolamento non era l'indipendenza. E quest'ultima osser- , vazione coglieva nel segno, poichè in Tocqueville il gusto dell'indipendenza personale rasentò sempre, durante tutta la sua carriera politica, quello dell'isolamento; ma il punto fondamentale della questione era altrove, era, cioè, nel contrasto che opponeva l'autore della Démocratie en Amérique alle visioni politiche del governo e che lo induceva, pertanto, a correre il rischio di un insuccesso piuttosto che accettafe un compromesso sulle sue convinzioni. E del resto sarà sull'accento pect1liare delle sue convinzioni, sulla differenza che v'era tra lui e la mag- , gior parte del ceto dirigente del tempo, sull'esigenza, che egli divideva 107 Bibliotecaginobianco •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==