Nord e Sud - anno - VIII - n. 22 - ottobre 1961

libertà politica rimarrà u11a delle pietre angolari del sistema tocquevilliano: nel 1831, appena sbarcato in America egli scriveva a Kergolay che uno degli errori più gravi dei Borbone era stato di non aver inteso cl1e essi dovevano rompere con la tradizione napoleonica e revitalizzare i comuni; e di nt1ovo, più di vent'anni dopo quella lettera giovanile, all'indomani del colpo di stato di Luigi-Napoleone, quando le libertà politicl1e saranno state cancellate in Francia, mostrerà una patetica sollecitudine per le istitt1zioni locali, che il despota sembrava intenzion.ato a risparmiare. Del resto, dalla continua meditazione st1 qt1esto vitale problema, dal confronto tra le esperienze americana ed inglese e svizzera e quella francese, Tocqueville sarà indotto a scrivere alcune pagine genialmente precorritrici st1ll'introduzione del potere giudiziario nell'amministrazione come garanzia di libertà.· Ma più che un'analisi particolareggiata della visione tocquevilliana della società politica moderna, delle forze che sono in essa e delle istituzioni (intesa la parola nel senso più ampio possibile) in cui egli vede concretarsi la nuova libertà, più che tutto ciò, sarà opportuno illustrare ora proprio questo nuovo concetto della libertà che Tocqueville ha il merito di avere introdotto nella tradizione politica occidentale. << Secondo la nozione moderna, la nozio11e d-emocratica e, oso dire, la no- , zione giusta della libertà - si legge nel saggio del 1836 sulla Francia alla vigilia della Rivoluzione - ogni individuo è presunto avere ricevuto dalla natura l'intelligenza 11ecessaria a vivere, ogni in-dividuo porta con sè dalla nascita un diritto eguale ed imprescrittibile a vivere indipendente dai suoi simili in tutto ciò che lo riguarda .personalmente, ed a regolare da sè il su9 destino ... Dal momento in cui og11uno ha, e sa di avere, un diritto assoluto su se stesso, la volontà sovrana non può emanare che dall't1nione delle volontà di tutti: i11conseguenza, l'obbedienza perde la sua moralità, e non v'è più via di mezzo tra le virtù maschie e fiere del cittadino e le basse compiacenze dello schiavo ')>. L'eredità della filosofia politica illuministica, l'eredità dell'Ottantanove, sono qui evidenti; ma è evidente anche che già in questa definizione v'è qualcosa di più. La coscienza dell'uguaglianza di tutti nella libertà, e dunque -del diritto uguale di tutti a governarsi, muta profondamente il processo tradizionale di formazione delle decisioni politiche e pone condizioni nuove per la vita della società. Ma se ciò è vero, non si pt1ò sfuggire alla conclusione che la libertà non è il patrimonio privato di 11na1classe o di un ceto dirigente, ma è il bene di tutti, anche di coloro. che, secondo certi schemi mentali, sarebbero incapaci di usarne. Per 103 Bibliotecaginobianco '

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==