Nord e Sud - anno - VIII - n. 22 - ottobre 1961

' rato, sono convinto cl1e l'aristocrazia industriale, che vediamo crescere sotto i nostri occhi, è una delle più dure che mai siano state sulla terra, ed è i11sieme una delle meno pericolose, perchè più ristrette. Pure, è ad essa che devono guardare sempre e con i;nquietudine gli amici d~lla democrazia: perchè se mai la disuguaglianza perma11ente delle con-dizioni e l'aristocrazia penetreranno di nùovo nel mondo, si può ben predire cl1e passeranno per questa porta ». Ma se la tendenza negativa implicita nella spinta egualitaria è così forte e se 11elle società moderne essa è ancora aggravata dal processo dell'industrializzazione, qt1ali sono gli anticorpi che possono neutralizzare questi terribili bacilli distruttori? Alcu11i-di essi, l'abbiamo già visto, sono, a giudizio di Tocqueville, immanenti nello stesso processo di democratizzazione: la mobilità di un corpo sociale democratico assicura un ricambio vigoroso senza distruggere i principi generatori della società stessa, garantisce una possibilità di movimento che, alla lunga, risulta benefica, favorisce l'ì11contro tra gli individui e sollecita la crescita dello spirito di associazione, cl1e, a sua volta, funziona come una garanzia per la costituzione di nuovi equilibri di potere. Su questo problema la visione dell'autore della Déniocratie en A1nérique è di una lt1cidità e di t1na modernità i1npressionanti: cc il grande pericolo delle età: democratiche - si legge in una sua lettera a Reeve del 3 febbraio 1840 - è la distruzione o l'eccessivo indebolimento delle parti del corpo sociale rispetto al tutto. E dunque ogni cosa che ai nostri giorni rinvigorisce l'idea dell'individuo è sana; ed ogni cosa che dà un'esistenza a parte alla specie e fa grande la nozione del genere è pericolosa... La dottrina dei realisti, introdotta nel mondo politico, spinge verso tutti gli abusi della democrazia: è essa che agevola il dispotismo, la centralizzazione, il disprezzo dei diritti individuali, la dottrina della necessità, tutte le istituzioni e tutte le teorie che consentono al corpo sociale di schiacciare gli individui e che fanno della nazione tutto e dei cittadini ·nulla ». Cl1i scrive qt1este righe è lo stesso uomo che nella Démocratie. en Amérique l1a affermato che tra tt1tte le leggi che regolano le società umane ve n'è una più precisa e più chiara di tt1tte le altre, ed è quella secondo la quale gli uomini restera11no civili o lo diverranno solo se lo spirito associazionistico si svilupperà in misura proporzionale al processo di livellamento delle condizion~. È, se ben si riflette, la dottrina della separazione e -dell'equilibrio dei poteri dello Stato trasferita dal piano dei rneccanismi istituzionali dello Stato stesso al centro -della società: qui appunto è un'altra delle geniali intuizioni di Tocqueville. Egli aveva 101 Bibliotecaginobianco I (

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