\ prodotti agricoli t1n mercato inter110 in espa11sione, mentre negli altri paesi il mercato è ormai pressocchè chiuso, salvo; ripeto, per alcuni prodotti; e perchè in secondo luogo· - se sapremo modernamente organizzarci - abbiamo almeno in una parte del n<)stro paese condizioni particolarmente favorevoli alla produzione degli ortofrutticoli, che han-· no· ancora un largo margine di espansione su tutti i mercati. Questo quadro a tutti noto comporta nei riguardi dell'offerta dei nostri prodotti agricoli un doppio problema. C'è, anzitutto, un problema di migliore, organizzazione delle strt1tture di mercato che lascia: ancora un larg•o margine da sfruttare; infatti, proprio perchè abbiamo un'organizzazione primitiva, medioevale, dei mercati, possiamo mettere a' frutto la loro riorganizzazione per accrescere i redditi delle categorie agricole. Ma c'è poi - come negli altri paesi - il problema della saturazione futura dei mercati, problema che ci obbliga a considerare fin d'ora i possibili limiti della produzione agricola, ossia le necessità di una produzione agricola regolata, e quindi inevitabilmente organizzata e pianificata. \. I.I nostr{) problema centrale e µrgente è, quindi, quello dell' organizzazione dei mercati agricoli. La maggiore differenza tra noi e- gli altri paesi dell'Europa occidentale è rappresentata dal fatto che tutti i paesi dell'Europa' occidentale è rappresentata dal fatto che tutti i paesi che ne fanno parte, dove più e dove meno (la sola Francia è in maggiore · ritardo a questo riguard,o, ed infatti il problema vi è sentito in modo più acuto ed i movimenti vi sono più intensi), sono ad organizzazione rigidissima dei mercati su base cooperativa. È scomparsa, cioè, interamente quella cosidetta libera struttura dei mercati eh~ ancora caratterizza la nostra situazione e che è di fatto d•ominata dalla· posizione oligopolistica degli intermediari nei rapporti tra produttori e consumatori. Non è mio intendimento di sviluppare questi temi, ma non posso fare a meno di osservare che anche da queste considerazioni ne discendon•o altre, e precisamente che, sia1 per quanto riguarda l'offerta globale I e la ripartizione e gli _indirizzi della produzione agricola, sia per quanto attiene all'organizzazione di mercato, siamo usciti dalla così detta fase liberistica, e non per ra-gioni ideologicl1e e politiche, ma per necessità di vita; per ragioni economiche siamo entrati in una fase di economia pianificata ed organizzata. È inutile, pertanto, continuare a fantasticare cose diverse da· queste, perchè ciò vorrebbe dire semplicemente non essere uomini del '60, ma del 1920. Quaranta anni sono passati e non c'è niente da fare. 92 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==