e pascoli concentrati sulle m(>ntagne - occupa110 non più del 10-15% di quei 16 milioni di ettari che alla fine della guerra si consideravano corrisponde11ti alla superficie coltivabile italiana·; che un 40% circa di questa è occupato o-ggi dalla proprietà coltivatrice e che un 45-50% lo è da aziende familiari autonome .e non autonome, precarie o stabili, costruite sui contratti a coltivatore, c;ontratti della più diversa natura· - dall'affitto alla mezzadria, alla colonia parziaria di diverso tipo e ad altri ancora. Questa· è la realtà. Se questa è la realtà, se cioè abbiamo una realtà territ,oriale e una realtà imprenditoriale di questo genere, è certo che - come sta già avvenendo e come è avvenuto nell'ultimo decennio - i processi spontanei p•ossono determinare una serie di salutari modifiche in fatto di esodo rurale, di ridimensionamento delle aziende, di riconversione colturale,· e così via; ed analo-gamente è certo che essi possono determinare una certa evoluzione dei contratti, un certo pa·ssaggio della pr·o- / prietà in mano ai coltivatori, e così via. Credere, tuttavia, che questi processi spontanei possano svilupparsi solo in senso positivo, e possan-o raggiungere in tempo utile e con vantaggio della collettività u11a posizione di equilibrio soddisfacente per l'economia' 11azio11ale,è una illusione, una grave illusio·ne, nella quale nessuno più nel mondo cade, nemmeno i liberalissimi Stati Uniti d'America o la Germania Occidentale o l'Olanda o la Svizzera. Quando ci si trova, infatti, di fronte a· problemi I di sconvolgimento delle strutture produttive di · queste dimensioni, è evidente che soltanto l'intervento pianificato, controllato, studiato, è in grado di far raggiungere al più presto soluzioni soddisfacenti. Il problema di una politica di struttura' non si pone, q1.;1indi,per velleità, •o per ragioni politiche, o chissà per quale altra ragione, ma per la necessità stessa implicita nella realtà. Il pro-blema unico è di vedere che razza di politica di struttura, quali strumenti e quali forme debbono adottarsi. Un problema di politica di struttura, un problema di intervento pianificato, zona per zona, si pone senz'altro e va affrontato se vog_liam•orisolvere ip tempo· utile i problemi di modifica·zione e di riaggiustamento dell'agricoltu:ca, dei quali tutti in questa Conferenza hanno parlato, additando la necessità dell'ampliamento delle ampiezze aziendali, dei maggiori investimenti di capitale, di una associazione tra gli agricoltori e così via. È finita, cioè, inevitabil111ente, da noi, come i11 ogni altra parte del mond•o, l'epoca di una economia agraria lasciata a· sè, nella quale lo Stato interviene qua e là. Siamo entrati in tutti i paesi del mondo - e nei paesi a·d economia di mercato_ e a libertà democra90 Bibliotecaginobianco
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