Nord e Sud - anno VIII - n. 21 - settembre 1961

il fatt•a che qualcuno abbia tentato di negare l'esistenza di questi problemi, e in particolare del primo, perchè questo sarebbe un grosso errore. Se traduciamo in prosa la realtà dobbiamo constatare, infatti, cl1e lo sviluppo economico del quale abbiamo parlato comp•arta inevitabilmente un profondo sconvolgimento nella struttura della· nostra agricoltura e in particolare determina problemi completamente diversi oasì nelle diverse situazioni territoriali come nelle diverse situazioni ' imprenditoriali nelle quali si articola l'agricoltura del nostro paese. Nei riguardi delle situazioni territoriali - e ne a·bbiamo ragionato, anche se non abbiamo spinto in questa .Conferenza l'analisi nel dettaglio - possiamo dire che lo sviluppo economico potrà essere sostenuto dall'agricoltura solò se questa subirà un profondo riadattamento ed una· profonda evoluzione. Considerato, tuttavia, cl1e le ris,orse naturali o le risorse tecnologiche disponibili sono disponibili ed utilizzabili in misura molto diversa nelle diverse condizioni ambientali, di fatto l'agricoltura italiana tenderà ad accentuare le sue differenze interne, le sue d1suguaglianze, a difformizzarsi, non ad eguagliarsi; tenderà a creare, cioè, tre tipi di situazioni diverse, rispettivamente nelle zone di svilupp-o, nelle zone nelle quali possiamo sperare di raggiungere una sorta di consolidame11to dopo certi aggiustamenti, e nelle zone - e sono nel nostr,o paese larghe e larghissime, e talvolta densamente popolate - nelle quali l'unica soluzione sarà una solt1zione di profonda e~tensivizzazione, di demolizione di gran parte della struttura agraria precedente. Da un secondo punto di vista è chiaro che il problema· del riadattament•o e della evoluzione si pone in modo molto diverso a seconda che l'impresa agricola sia una impresa di tipo industriale (cioè in conduzione diretta. da parte di imprenditori che hanno la piena responsa•bilità della combinazione produttiva) o, viceversa, corrisponda ad una situazio.ne di proprietà coltivatrice; o, infine, rappresenti una orga11izzazione per aziende familiari basate su di un contratto a coltivatore diretto. Voi sapete quale sia la realtà italiana a questo riguardo ed è, quindi, inutile stare a fantasticare se sia migliore la grande o la piccola azienda, la proprietà contadina o bo-rghese. A queste cose potevano forse pensare ì nostri antenati. Noi oggi. abbiam•o a che fare con una determinata realtà e, se ·vogliamo ragionare - come dobbiamo - dei prossimi dieci anni, dobbiamo parti.re dalla realtà qual' è. ~ ia realtà è che le aziende di tipo industriale - lasciando da parte boschi 89 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==