Nord e Sud - anno VIII - n. 21 - settembre 1961

una zona nella quale sono possibili interventi organici in tutti i settori dell'attività economica. A nostro avviso il problema del nucleo industriale che sta sorgen-do nel fondovalle basentano non va visto solamente in rapporto ai comun~, ancora arroccati sulle colline argillose che lo circondano, e ai 40-50 mila abitanti di cui parla cc Mondo Economico », ma in funzione delle sue possibilità di inserimento nel sistema più vasto di cui sopra si diceva, in funzione -della formazione e del potenziamento del polo di sviluppo di Taranto, che viene a_collocarsi con pari diritto e non minori capacità espansive accanto alle aree di in-dustrializzazio11e di Bari e di Monopoli dove il settimanale milanese avrebbe voluto che fosse convogliato tutto il metano di Ferrandina. Sarebbe facile obiettare, a qt1esto punto, che le due ultime aree si ·trovano in uno stadio più avanzato e presentano perciò maggiori disponibilità di capacità imprenditoriali e un ambiente più evoluto sotto il profilo umano: ma basta riferirsi ali' esempio della zona di Siracusa. (che aveva in più di Taranto, Siracusa, appena sette anni fa?) e del st10 rapidissimo sviluppo industriale per dedurre che l'obiezione non regge. Semmai,. vale una considerazione opposta: che l'in,dustrializzazione del Mezzogiorno, per dare quei frutti che tutti ci attendiamo non può e non deve effettuarsi intorno a pochi poli, bensì deve articolarsi in una rete di poli di sviluppo opportunamente scaglionati nelle zone cl1e già oggi presentano nt1ovi e più 1noderni tipi di insediamento, una più razionale distribuzione della popolazione, più moderni rapporti tra città e campagna; in t1na parola, per dirla con Rossi Daria, nelle zone che costitt1iscono la « polpa » del Mezzogiorno e cl1e sono già diventate o stanno diventando sedi di nt1ovi insediamenti t1mani, mete di immigrazione all'interno dello stesso Mezzogiorno continentale, nel quale, come l1anno dimostrato gli studi di Galasso, è in atto un processo di redistribuzione territoriale della popolazione che l'industrializzazione potrà accelerare contribuendo così alla liberazione dell'Appennino montag11oso dall'eccesso demografico (ma già oggi l'esodo rurale ha assunto -dimensioni imponenti, né varrà a fermarlo la promessa - che soltanto di promessa può trattarsi - di portare l'in.dustria st1i cc cocuzzoli », a Pomarico o altrove!). · Del resto il problema è stato esattamente individuato dagli esperti della Società cc Tekne » di Milano che stanno predisponendo il piano regolatore dell'area ·industriale di Taranto. Ritengono gli esperti della cc Tekne » (il prof. Astengo, l'ing. Guidacci e l'ing. Radogna), - a quanto · si legge sul « Corriere Meridionale », che riferisce sulla « Conferenza dei Servizi » svoltasi a Taranto il 27 luglio, 11el corso della quale' essi l1anno esposto i criteri direttivi del loro lavoro, - che il problema delle infrastrutture dell'area tarantina va inquadrato nell'ambito più vasto di una fascia di industrializzazione che parte da Brindisi sull'Adriatico e si prolt1nga attraverso Taranto e Ferrandina fino a Salerno sul Tirreno. A qu~sto scopo essi hanno previsto « strade longitudinali, cl1e intersecano quel~e radiali cl1e già si dipart6110 ·da Taranto, i cui capi estremi 82 Bibliotecaginobianco

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