Nord e Sud - anno VIII - n. 21 - settembre 1961

più di u·n costume comune che di una stretta vicinanza ideologica o di radici culturali identiche. « Il Paese », in un corsivo non firmato, difende Hemingway dal paragone con Malraux perché ha saputo risparmiarsi la fine ingloriosa di cc ministro gollista ». Ciò è senz'altro vero, ma serve a smontare l'affermazione -di Moravia per cui, nella concezione di vita dello scrittore americano guen·a di Spagna, cacce, corride e pesca al ba;rracuda, stavano sullo stesso piano? Confermata, tra l'altro, dalla testimonianza diretta di un protagonista della « civil war » spagnola, l'onorevole Pacciardi, nel cc ricordo di Hemingway » che ha tracciato per cc Vita ». Raimondi,. invece, avverte che se di cc mito » si può parlare per Hemingway, se ne debbono tenere presenti alcune caratteristiche importanti non meno che positive : l'amore per la verità, assunto quasi a simbolo ,deontologico, la fede nella letteratura, il valore poetico di tanti suoi personaggi. Non sono rilievi minori perché toccano un pu-nto, quello -del pregio « estetico » ·dell'opera hemingwaiana, su cui Moravia non si è particolarmente soffermato. Ma è proprio qui il loro limite: non riguardano cioè quella parte dell'analisi di Moravia che, pur comprendendo la poesia, tocca la struttura culturale_ e l'aspetto sociologico dell'opera e del cc mito » di Hemingway. , Meno che mai - ripetiamo - offrono una prospettiva le proteste e le accuse di Gia-ncarlo Vigorelli cui, legittimamente, l'autore de Gli· indifferenti ha replicato invitandolo a documentarsi meglio prima di accusare gli altri di maramaldeggiare con i morti, tanto più che l'eclettico direttore de « L'Europa Letteraria » nonché rispettoso dei morti lo è anche troppo dei vivi, per poter _imp~rtire lezioni di coraggio critico. Tutta impegnata, come abbiamo visto, a pesare l'importanza complessiva di Hemingway, la dis'cussione ha toccato solo marginalment~ gli aspetti propriamente letterari ed estetici ,del narratore· americano. Si sono ripetute genericamente le solite cose: l'educazione parigina degli anni '20, la lezione della Stein, la lettura •di Flaubert e Stendhal, l'influenza .del giornalismo come ingredienti dell'impasto letterario he- ·mingwaiano. Tutti hanno tributato l'omaggio d'obbligo al dialogo, così « inimitabile e così imitato » e alcuni hanno tentato un bilancio dei molti libri e racconti pro·dotti dalla facile mano di Hemingway: per Moravia, la (< golden age » di questa copiosa produzione è quella che va ,da Farewell to the arms a The sun also rises, ai due volumi di racconti' Men whitout women; il primo Herpingway, insomma. Tutto il resto è cc niente e così sia », compreso Death in the afternoon, To have and have no, For whom the bell tolls fino a The old man and the sea, forse il peggiore di tutti. Su quest'ultimo libro, tanto celebre quanto discusso, un altro finissimo gusto critico, quello di Eugenio Mo-ntale, esprime (sul « -Corriere .della Sera >>) un giudizio nettamente negativo: « In questo breve romanzo, il narratore mostra la corda come poche altre volte gli era accaduto; e anche il suo fitto monologare, quel sincopato che diventerà poi la lebbra di tanti suoi imitatori, non solo americani, si fa manierato, facile, preyedibile ». Discordi, invece, si mo76 Bibliotecaginobianco •

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