• Non meraviglia perciò che il « Popolo », con un articolo di M. R. CimnaglJi, definisca nichilistico un ideale di vita simile ed esorti g~i scrittori d'oggi a vivere, magari con la stessa intensità degli Hemingway, una co·ncezione cc più completa, più autenticamente umana della vita ». Sfugge, evidentemente, al critico cattolico cl1e vi è una relazione molto precisa tra il cosidetto nichilismo dello scrittore americano e l'intensità· con cui egli visse il proprio sentimento di vita. Ma, forse, il Cimna'ghi ha semplicemente fatto confusione tra la coerenza e la serietà con cui si debbono professare i propri ideali e l'intensità di vita. Per Giuseppe Bartolucci - su « l'Avanti! » - l'ideale di Hemingway fu quello di una vana cor$a verso la felicità: cc Egli aveva azzeccato la gran disposizione del suo tempo: la paura del dolore... ma mancò a lui e al suo tempo la sensibilità e la soddisfazione di co11templarsi e di migliorarsi; ed in tal modo la corsa alla felicità gli si volatilizzò fra le mani, o meglio, gli si tradusse in azioni elementari come la caccia, la lotta tra uom·o e animale, la vita naturale, l'odio tra uomo e uomo » . Ci sembra, davvero, che tutte queste interpretazioni critiche approdino ad un solo punto: all'idea di t1n orgoglioso e chiuso godime11to della sofferenza che è nell'esistenza, di una' sfida che, man ·mano, diviene quasi « professionale », di una ricerca dell'avventura e della vita deformata da un'indigestione di eccitanti, di un diletto di sensazioni che sco;nfìna con l'abuso. In altre parole a quélla 1 definizione di « decaden- ·. tismo » che dell'opera di Hemingway ha dato Alberto Moravia e che l1a destato un coro clamoroso di proteste troppo scandalizzate. L'articolo di Moravia meriterebbe un capitolo a sè nella rassegna che andiamo svolgendo. Si tratta di un intervento nel mezzo delle cose, senza perder tempo a valutare la corrispondenza della vita di Hemingway a quella dei suoi personaggi. Naturalmente è un intervento in cui non manca quell'eccesso di umore moralistico che, spesso, nella sua fatica di critico, l'autore degli Indiff ereriti mescola all'acume e alla finezza culturale che comunemente gli vengo·no riconosciute. Anche lo schema interpretativ•o al quale si riferisce nel tentare una valutazione storica di Hemingvvay, può sembrare un po' troppo frettolosamente costruito; ma è certo che egli ha sap·uto dare, con sicurezza d'occhio, un contributo veramente critico in mezzo a un mare di divagazioni estetizzanti e letterarie. · Moravia si è anzitutto preoccupato di rintracciare e di mettere a nudo i pu11ti su cui si poggia la cc situazione culturale » di Hemingway, cioè le certezze istintive e poetiche che emergono dalla sua opera e dalla sua vita: il vitalismo, il senso dell'avventura, il cc na'da y pues nada ». « Qt1esta situazione - ha scritto nel suo secondo intervento sull' cc Espresso » - . si può riassumere così: la letteratura, la poesia, la cultura non sono mezzi espressivi sufficienti; bisogna 1 trasformare anche la vita in mezio espressivo ». Forse ciò potrebbe i:µterpretarsi come si11-. tomo della maggiore vitalità e saggezza di vita dello scrittore americano rispetto ai tanti, ai più forse, che si tenner_o sempre nell'ambìto della letteratura? È una tesi che ha1 accennato sul « Resto del Carlino » ·74 Bibliotecaginobianco
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