Nord e Sud - anno VIII - n. 21 - settembre 1961

I che questo mondo abbia amato, o, comunque, a1 bbia prof.ondamente sentito il fascino del mito interpretato e, con fatica innalzato, giorno per giorno,· pagi11a su pagina da Ernest Hemingway. Non si è trattato sempre - è bene avvertirlo - di un interesse epidermico: per molti ha coinciso infatti con una stagione di felici scoperte letterarie e civili, quella che, convenzionalmente, si definisce della scoperta del mondo amerfcano, tra il '36 e il '43. I suoi espo11enti principali si chiamavano Vittorini e Pavese. Scrittori come Hemingway - ha detto Ferdinando Virdia sulla cc V•oce Repubblicana » in un pezzo che è davvero u11documento dell'atmosfera' in cui furono fatte quelle scoperte - cc pervenuti alla Frontiera scoprivano l'enorme spazio che è al di là della frontiera ste*s- , sa » e perciò fu cc l'uon10 Hemi11gway ad indicarci la strada per uscire dalla letteratura ... cl1e era allora· la giustificazione della nostra evasione intimista e ermetistica. Uno scrittore co1ne lui p·oteva parlarci dalle trincee del fronte di Madrid come dalle nevi del Kilimangiaro, dall'arena dei tori come dalla' giungla africana non per scoprire sensazioni e ricordi, ma le immagini vive di un mondo in movimento, gli uomini non disintegrati e fuori del tempo ma nella esatta dimensione della vita e dei fatti... Questa accettazione piena dell'esistenza come fatto in sè ... fu per noi la grande indica'Zione che permise di uscire fuori dall'equivoco e dal silenzio, e di riconoscersi in un mondo rimpicciolito, . ma pur sempre vastissimo per la fantasia dell'uom·o e per la st1a libertà ». È una confessione, ripetiamo, 1nolto significativa; ma ci sembra tale - anch'essa' al pari di tante altre - da chiudere, piuttosto cl1e · aprire, un discorso critico st1 Hemingway. N~ssuno può contestare a questi t1na fu.nzione inconsapevolmente maieutica nei confronti di alcune generazioni di intellettuali europei e va da sè cl1e « mito » per « mito », quello di Hemingway apriva ben altri orizzonti di quelli entro cui si pasceva· la c11ltura provinciale italiana fra le due guerre. Ma tutto ciò appartiene, semmai, alla storia del costume, alla storia dei movin1enti culturali; il discorso su Hemingway - oggi che « i dolci inganni » degli anni '40 l1a11noavuto tempo di decantarsi - deve andare ben oltre quei limiti. L'attaccamento a Hemingway e al suo « mito » ha, come abbiamo visto, radici co1nplesse tra le quali bisogna aggiungere - e non tra le secondarie - l'ar1tifascismo di He1ni11gway, o, meglio, la sua posizione obiettivamente antitotalitaria nella grande lotta tra' libertà e tira11nide. Durante la guerra di Spagna - cl1e è un capitolo particolare dell' ed11cazione civile di ~alti intellettuali italiani ed europei - egli fu con la: Repubblica. Dal '41 al '45 il suo cc mito » continuò ad agitarsi nella direzione storica1nente giusta, la stessa di quasi tutta la cultura italiana ed europea. Qualcuno scrisse che, durante quel periodo, Hemingway era sembrato l'immagine visiva della giovane America, avventurosa, sportiva quasi, ma terribilmente seria, che volava in soccorso della vecchia Europa liberale. Ancl1e per questo, pochi ha11no fin'oggi aperto il processo a Hemingway, e alla sua « way of life » cercando di capire che cosa ci fosse dietro il suo vital~smo, l' am•ore-per le corride e la 72 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==