Nord e Sud - anno VIII - n. 21 - settembre 1961

- - - - - - -f - - - - - - -- - - - - - quello che siamo venuti dice11do dovrebbe essere ca1nbiato e cambierebbero tante altre cose, dal piano di sviluppo economico-industriale del paese al piano dei pubblici e privati investime11ti. Cambierebbe tutto: sorgerebbe cioè in quel momento un tipo di situazio-ne econo1nico-politica diversa, che non definisco e n-on so quale sarebbe, ma che, in .og11i caso, comporterebbe u11adisct1ssione su questi problemi completamente 11uova. Non possiamo evidentemente impostare i nostri ragionamenti in ft1nzione di t1na previsione, di una realtà che non conosciamo ». E Rossi Doria concludeva: « Io assumerò come base di ragiona1nento concreto la realtà nella quale fi-nora ho operato e nella quale, in ·base a tutti gli elementi che posseggo, prevedo ·di dover operare nei prossimi dieci an11i » . Si operava così il distacco insanabile, il necessario isolamento dei comunisti dalla parte più moderna e progressista dello schieramento , democratico. Distacco che maturava ancora di più quan-do tutti i rapprese11ta11tidi questo settore dimostravano di impostare concretamente le loro analisi della crisi e delle soluzioni dei problemi agricoli su una prospettiva di realismo economico, cominciando dai problemi del mercato e dei red,diti per risalire, .in funzione di essi, alla questio-ne dei tipi di impresa idonei ad affrontare jn termini competitivi - appunto - i problemi del mercato e ad assicurare quindi red,diti sufficienti e stabili. In questa prospettiva si puntualizzavano le critiche della sinistra democratica che lasciavano ai margini le posizioni così della destra agraria come -dei comunisti. La soluzione della riforma agraria generale - sosteneva Gallo11i - pur accettan-do formalmente la proprietà e l'impresa individuale, in realtà- riduce la proprietà del fondo del contadino a niente ,di più di quello ch,e è il possesso di u-na azione in una società per azioni, in un titolo, cioè, di partecipazione ad una gra11de azienda collettiva. Il problema che si pone invece - sia per le piccole come per le medie e grandi aziende - è quello -di una integrazio-ne di ser- -vizi, dell'assistenza tecnica economica e finanziaria mediante l'intervento pubblico. Ma questa integrazione può avvenire solo in presenza di quelle aziende, di qt1alsiasi dimensione, capaci di adeguarsi ad uno sviluppo pro,duttivo, non mai a favore delle grandi aziende di tipo latifondistico o delle azie11de che no·n intendono accettare piani o programmi obbligatori di trasformazioni e di miglioramento fondiario. Una politica di sviluppo deve quindi essere capace ,di attuare un complesso di interventi organici che vanno dal ridimensionamento della struttura fon diaria all'assistenza aziendale, così da trasformare ovunque l' azien·da 42 . Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==