················ ············•·····················································"·······················"············ .. · " · · " • ..................... •• ••••••••••••• .. ••v••• .. ••••••••••••••••••••••H••••••• .. •••• .. ••• .. ••• .. ••• .. ••••••••••••• .. ••• .. •••••••"••• .. •••"'•• .. <••,.<••.. •••• .. ••,.•••--•••• .. ••••••••••••--•••• .. ••H••• •••• .. ••••••••••••• .. ••• ..., .. , .... , .... ,,,.,,., •••• .. •••· .... ••• .. ••• . ' .,..,..,_,,.\!.'"',I ..,..,• .,,..,.,,,., •.,,. ,.,.,,..,.. '',l,"'"'-"'l,LVVJ""""~•""""'""'"•• ... '"'' l""M-1-1 reni e Romagnoli, copre a nostro avviso. una più ampia manovra co·n la quale il PCI ancora una volta cerca di stru:qientalizzare gli organismi di rappresentanza dei lavoratori per una operazione politica: per creare un fossato incolmabile fra socialisti e sinistra laica e cattolica, per mettere in difficoltà gli autonomisti del PSI, i quali proprio st1i problemi agricoli hanno dimostrato 11ei mesi scorsi un'autonomia di giu,dizio · aperta a concrete convergenze con le altre forze democratiche. Evidentemente, il gioco dei comu·nisti sarebbe stato facile qualora il dibattito si fosse effettivamente cristallizzato sulle posizioni contrapposte delle estreme. Ma la Conferenza vanificava subito il tentativo di ricondurre tutte le posizioni al solito rigi,do sch•ematismo frontista del PCI, rivelando l'esistenza di una serie ·di concezioni riformatrici - della struttura e dei rapporti contrattuali, dell'organizzazione dei mercati e dei sistemi di previdenza e assistenza sociale - che, pur differenziandosi circa i modi i tempi e l'ampiezza degli interventi da operare, sono tutte riconducibili alla richiesta di un piano generale ·di sviluppo ed alla creazione degli enti di sviluppo come presupposti per operare, con varie modalità e secondo realtà differepziate per zone omogenee, interventi volti a realizzare le forme migliori di con·duzione, senza pregiudizi di carattere ideologico nei co•nfronti di alcuna. Questa impostazione si rìtrova come comune denominatore dei discorsi di Storti e di Viglianesi, di Rossi Doria, di Galloni, di Morlino e perfino, in una certa misura, di Truzzi e Visocchi della Coltivatori Diretti. Si può dire cl1e i comunisti, così come la destra, siano cc caduti » - come è stato rilevato - sui temi della dimensione della proprietà fondiaria e dell'azien·da agraria, cioè su quelli più impegnativi di una riforma di struttura. All'impostazione delle sinistre democratiche, favorevole allo sviluppo, in via prioritaria, della proprietà familiare diretto - coltivatrice indipe11de11te o associata, la ·destra non l1a saputo opporre che una generica difesa della vitalità ed efficienza economica della grande proprietà e della grande azienda, mentre la proprietà diretto - coltivatrice veniva difesa solo sul piano della socialità. Con grave contraddizione, evidentemente, perché non si può difendere la piccola proprietà contadina nello· stesso momento in cui se ne denuncia l'insufficienza economica e se ne precludono gli sviluppi sul piano associativo. I comunisti, a loro volta, abbandonando la tesi della collettivizzazione degli strumenti di produzio-ne, hanno sostenuto la proprietà individuale del fondo e la impresa individuale, la proprietà-impresa contadina cioè, ma hanno proposto di risolvere il problema della efficienza 40 Bibliotecaginobianco .
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