Nord e Sud - anno VIII - n. 21 - settembre 1961

I • delle masse, così il loro pacifismo può essere irrespo11sabile (chi non ricorda· i milioni di firme raccolte dai laburisti inglesi negli anni '30, quando più minacciosa sull'Europa si addensa,,a la folgore hitleria11a?); e ancora che i capi a cui le masse hanno riconosciuto in passato un rt1olo carismatico possono spingere il delirio di potenza a vertici che 11essunLuigi XIV o Napoleone è mai riuscito neppure a guardare. Questo, come si è detto, è l'esempio classico dei critici liberali della democrazia; tuttavia, esso non riesce a suggerire pienamente, a mio giudizio, le poderose alterazioni che la democrazia di masse ha provocato nei meccanismi istituzionali tradizionali. E d'altra parte coloro che formulano questo tipo di critiche dimenticano che la politica democratica è sempre un esercizio di traduzio11e di una spinta· quantitativa in scelte qualitative; dimenticano, cioè, che vale per essa il ragionamento di Bentham in materia di decisioni sociali. Per Adamo Smith, com'è noto, tra la decisione sociale e la somma totale delle decisioni individuali, fon-date su una valutazione utilitaristica, v'era un'armonia naturale; più acutamente, i11vece, Bentham avvertiva che tale armonia non esisteva in natura, e che perciò doveva essere conseguenza dell'azione' del cc legislatore ». La funzione dei ceti dirigenti democratici è, appunto, quella del cc legislatore di Bentham: essi devono fare una politica di ciò che è una massa di orientamenti e di indicazioni qua11titativame11te rilevanti; e se non vi riescono, o se falliscono in parte, non è detto che ciò avvenga necessariamente perchè cc i popoli (l'affermazione è ancora di Lippmann) hanno acqt1istato t1n potere che non sono capaci di esercitare ». La democrazia di masse ha permeato di sè tutte le strutture della vita politica: essa ha mutato i vecchi partiti politici, aggregati di clientele o movimenti di opinione, in partiti di masse, appunto. Quelli che cinqua11ta o sessanta anni fa erano gli schemi organizzativi e i problemi dei partiti operai (i primi a nascere come organizzazioni solide, sostenute da un larghissimo numero di iscritti o di simpatizzanti), sono a poco a poco, diventati schemi organizzativi e problemi di tutti i partiti. La situazione può variare da paese a paese (nella federazione nord-america11a, ad esempio, il partito come fenomeno di massa, con tutte le conseguenze proprie di tale fenomeno, va colto a livello degli stati e non a livello nazionale; in Inghilterra v'è, invece, la tradizione che il lea.der di partito è eletto dal gruppo parlamentare, u11atradizione che corregge t1n pò la prevalenza delle direzioni di partito sugli eletti del popolo); ma, considerando le cose in uno sguardo d'insieme, la tendénza è dovt1nque 25 Bibliotecaginobianco I I

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