l1anno co11tribuito non poco ad accrescere il sentime11to di una crisi della democrazia. La fede profonda, anche se inespressa, che questa rappresentava il regime più ra·gionevole ed alla lunga più efficiente, e che, pertanto, non poteva essere rifiutato da creature razionali, la fede nella pacifica possibilità di espansione delle strutture democratiche e nella loro capacità cli a'llignare su ogni suolo proprio grazie alla loro razionalità, ha ricevuto una scossa profonda. Ed il fatto di dire che non poteva non essere così, che quella fede era ingenua perchè le strutture democratiche che noi conosciamo e pregiamo no11 sono figlie del1' astratta ragione, ma del difficile e complesso e tormentato processo di crescita storica delle nazioni « atlantiche », il fatto di dire tutto ciò non allevia che molto limitatamente la frustazione che dall'esperienza dei paesi del cc terzo mondo » l1anno ricevuto tanti democratici. Krusciov osservò qualche tempo fa· che la mitologia dell'accerchiamento capitalistico non aveva più senso, perchè lo sviluppo del socialismo nel mondo era stato tale che non si poteva più sta·bilire con assoluta sicurezza cl1i accerchiava e chi era accerchiato. Non so se questo sia esatto in ter1ni11ipolitici e di equilibrio di potenza, ma mi pare che sia esatto sul piano ideologico: sottoposta· alla sfida treme11da del comunismo, vulnerata dall'apparente rifiuto di una grossa parte del « terzo mondo », la democrazia si sente oggi indebolita ed accerchiata. E di qui appunto deriva, almeno in parte, quella coscienza di una crisi drammatica, che pare caratteristica di tanta parte della riflessione politica di questi anni, che incide in modo paralizzante sulla virtù operativa· dei ceti dirigenti democratici e che fa sentire, finalmente, i suoi effetti traumatizzanti sulle pubbliche opinioni, sulle masse scosse e turbate da una così inquietante situa'Zione. Ma v'è anche un'altra ragione di questo sentimento di una crisi profonda, e dell'angoscia che r accompagna: ed essa deriva dalle difficoltà obiettive delle strutture democratiche, pensate nel secolo scorso, ad adattarsi al nostro secolo, ad adattarsi ai mutamenti formidabili della società dei nostri tempi. Nel libro che s'è ricordato Walter Lippmann ha osservato che « noi viviamo in un'epoca di massiccia controrivolu- ~ione popolare contro la ·democrazia liberale. Questa è una reazione al f a:llimento dell'Occidente a lottare contro le miserie e le ansietà del secolo ventesimo ». Lippmann esprimeva a questo modo la sua nostalgia pei regimi liberal-democratici dei decenni precedenti al 1914 (quei re- _gimi, aggiungeremo maliziosamente, eh' egli da giovane aveva combattuti come troppo conservatori), di cui l'avvento delle ma·sse nella vita 11 Bibliotecaginobianco ' .
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