nistrativi, fenomeni sociali e naturali, le cui conseguenze così vaste e persistenti non solo perdurano, ma anzi sono alla base di quasi tutti i problemj odierni della città. Pur se affrontano la realtà napoletana da un particolare angolo visuale - la storia dello sviluppo edilizio - che potrebbe sembrare angusto, di tale realtà gli Autori non n1ancano mai di darci un quadro chiaro e preciso, un quadro ove nessun elemento viene omesso, anclìe se nessun elemento nuovo vi viene inserito. Certamente in alcune parti dell'opera, il lettore che sente come un impegno morale l'esigenza di un rinnovamento civile e politico della società napoletana, - rinnovamento inteso appunto come premessa alla risoluzione dei secolari problemi qella città -, von·ebbe trovare un maggior approfondimento critico, una più coraggiosa denunzia delle responsabilità di una classe dirigente. Tanto l'uno che l' alb·a egli se li aspetterebbe soprattutto dall'opera del Cocchia che, per tratteggiare i più recenti sviluppi della realtà napoletana, potrebbe egregiamente illustrare - partendo proprio dal campo edilizio, così fecondo di collusioni politiche e di speculazioni ai danni della collettività - il contributo recato dagli amministratori napoletani all'incancrenirsi di vecchie questioni, al sabotaggio costante di ogni illuminato piano regolatore, all'instaurazione, in definibva, della mentalità del « tanto peggio, tanto meglio ». Tuttavia sarebbe ingiusto dimenticare che i volumi della Società del Risanamento sono nati come fascicoli celebrativi di una ricorrenza aziendale · r>er cui ad essi non può cl1iedersi ciò che la loro stessa impostazione esclude sia offerto ai lettori. L'importante è che, pur nei loro limiti, i volumi, rappresentino egualmente un efficace, cospicuo, organico contributo allo studio delle vicende napoletane. E su questo non vi sono dubbi. Per quanto concerne, poi, il lavoro del Cocchia non può non apprezzarsene l'acutezza allorchè esso fa, nelle linee generali, l'analisi delle recentì vicende edilizie napoletane. Il difetto, probabilmente, è nell'abbassarsi solo raramente ad un esame particolareggiato, minuto, ma per questo più critico ed efficace. Le vicende urbanistiche di Napoli negli ultimi cinquanta anni - afferma in sos_tanza il Cocchia - ci offrono il giusto rapporto fra edilizia e popolazione, in una città indisciplinata, disordinata ed estemporanea. Tutte le città rassomigliano alla propria popolazione. Dove è più prospera l'industria esse crescono a macchia d'olio; quando più vive risultano le attività commerciali fra essa e i paesi contermini, la città tende ad espandersi lungo le vie di comunicazione attraverso le quali fluiscono le correnti degli scambi. Ma quando le fonti di lavoro sono statiche - ed è il caso di Napoli - le città crescono fatalmente sopra le stesse fonti di lucro, in altezza. Le condizioni urbanistiche così come facilitano la diagnosi di disfunzioni recenti, sono anche testimonianze di antichi mali, di esigenze costantemente insoddisfatte. Ad esempio, cause dirette della situazione penosa del quartiere orientale di Napoli, la cui densità di popolazione raggiungeva all'inizio del secolo indici elevatissimi con l'intuibile corollario di condizioni abitative insostenibili, mortalità infantile, antigienicità, immoralità - situazione cui si volle ovviare appunto con la legge per il Risanamento - erano state le Pramma125 Bibliote~aginobianco
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