Nord e Sud - anno VIII - n. 21 - settembre 1961

che le usa o gli oggetti o i luoghi descritti, rappresenta la realtà frammentaria, i valori deformati, l'assenza di strutture di una- società che si è disfatta nel tramonto della capitale decaduta in attesa del miracolo. Così la lingua diventa lo specchio della storia insieme alla costruzione del racconto al suo farsi fenomenologico lievitato da una interna tensione che rompe l'unità tem- . porale, ripristina una cronologia dell'anima e dà la misura affannosa dell' esasperato individualismo, della solitudine dei personaggi senza ricon·ere ad accumuli psicologici, a stratificazioni di sentimenti. Tutto ciò, connaturato e necessario alle intenzioni dell'autore~ ha funzionato anche da paravento critico, da azione demistificatrice sui caratteri e l'ambiente rappresentati in maniera plurileggibile, precisando ancora realisticamente l'angoscia sospesa nelle pagine cc intricate e germinanti» di Ferito a morte. S'è visto su quanti piani e sezioni sia stata svolta la materia del romanzo, aggrovigliata nella concitazione sentimentale e storica di una società in crisi sotto il segno di ricon·enti impotenze. Ma il profilo stilistico di cui s'è detto, sotto l'articolazione polimorfa dei momenti e dei luoghi distesi e ritratti nel tempo con fluttuante intercambiabilità suggerisce ancora motivi d'interesse. Infatti qui non c'è traccia di quei moduli narrativi che parevano insopprimibili a proposito del sociale di Napoli - luogo letterariamente abusato e in senso deteriore - poichè il romanzo disancora dagli equivoci del positivo la rappresentazione della realtà meridionale. Inoltre, la proposta che in Ferito a morte assume un valore di novità assoluta è quella che delinea la tipologia napoletana dell'uomo senza qualità, dell'individuo cioè - una dimensione universale - che « può anche possedere tutte le qualità meno precarie e più brillanti cui un individ-µo possa pretendere, può anche essere ·capace delle più sentite ansie e sdegni, dei più forti sentimenti e compiute idealità, ma non è in grado di finalizzare dette sue qualità, dando ad esse una prospettiva quale che sia, utilizzandole all'interno di un senso del n1ondo, di una idea del mondo indipen-dente e preesistente ad ogni suo. sforzo d'uo1no ». È abbastanza questo sintomo per prescindere da ogni riferimento a scrittori come Joyce, Robbe-Grillet, Auden, Eliot (Napoli come waste larvd), Fitzgerald di cui sono stati richiamati modi, atmosfere - e aggiungerei il Brancati di Gli anni perduti per certe puntate st11le' ccidia intellettuale della provincia meridionale. È inutile comunque caricare di classiche ascendenze l'originalità e l'autonomia del romanzo di La Capria che piuttosto bisogna ascrivere a caratteri espressivi oggi comuni non solo a certa narrativa contemporanea assai stimolante, ma anche ad un settore molto vivo del cinema, delle arti figurative e del teatro. Pare ovvio come tutto ciò riporti nella letteratura su Napoli - a voler fare una cosciente limitazione - un soffio di cultura che dà aria alle mura di casa. [E. G.] Saggistica BARLE'ITA - Negli ultimi quaranta anni si è venuto. affermando un movimento di pensiero che, in contrasto con la esegesi naturalistica, razionali119 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==