Nord e Sud - anno VIII - n. 21 - settembre 1961

mento, presenza mortificante (e personaggio inedito nella già interessante tipologia del libro) per il lassismo dei coetanei, cupo e ascetico - pur desiderandoli - nel resistere ai richiami dorati della Natura che vince la Storia, Gaetano si vieta qualsiasi concessione. ·solo così, egli dice, si può sperare nella salvezza, impegnandosi fino allo spasimo tutti insieme. Ma si può avere solidarietà dove è la zona depressa come categoria non solo sociologica ma anche morale che determina i comportamenti; dove - nei casi peggiori - è la piccola posizione di prestigio raggiunta nell'interno del sistema vegetante che addormenta i più o li costringe, per sopravvivere, a un tour de force sfibrante? La voce di Gaetano si eleva sui compromessi ma è sommersa dagli abbandoni di Massimo all'estate, al mare, a una felicità troppo facile che, come la città o la donna amata « ti ferisce a morte o t'addormenta o tutt'e due le cose insieme ». Perciò Gaetano parte, e Ma~simo lo segue privo ormai di un'antitesi sulla quale sostenersi, esistere seppure a vuoto. Alle sue spalle restano - momenti bellissimi del libro - l'epica picaresca di Sasà (un mito nel mito : e tutti si mitizzano tra vero e falso sdraiati al sole innanzi a un ~ar djscettando di Pommerì e Veuve Cliquot); il monotono fatuo chiacchiericcio dei giovani leoni che si sfottono ·e pettegolano narrando imprese proprie e altrui; la solare, follemente estroversa figura di Ninì avviato anche lui a diventare lo cc zimbello della Storia ». Ancora delusioni si lascia nel ricordo Massimo che affiorano nella me- .moria un giorno qualsiasi nello spazio di un mattino, durante una siesta, o in un altro 1nomento qualunque. Dopo il disimpegno culturale e civile, dopo il ritardo diseducativo della vita napoletana, può essere una delusione sentimentale che s'affianca a quella storica: l'occasione mancata, il rapporto sbagliato con Carla Boursier (Massimo la ama « nella misura in cui non la possiede ») ormai inafferrabile, o tante altre impotenze, tante ferite in un tessuto paralizzato da torpore progressivo, da atti gratuiti. Il senso di estraniamento si diffonde man mano. Massimo si sente estraneo al suo mondo borghese (è appena una traccia in quel mondo quella descritta da La Capria, ma esiste e fa peso) perchè non ne condivide l'abbandono totale alla Foresta Vergine, quel muovere appena un piede per sentirsi vivi; è respinto dall'intellighenzia cittadina ( cc Prosopopea partenopea, noia e paranoia. I ris~ntimenti culturali li mantengono vivi ... questioni personali di vita o di morte inquadrate nella questione meridionale, megalomania di persecuzione ») solo perchè abita a Posillipo, pratica la pesca subacquea, veste pullover, mocassini e frequenta le ragazze bene. Massimo insomma si rende conto dell'assenza di una società articolata dove ·espandersi compiutamente rimanendo se stesso con la propria integrità polivalente. Così che per partecipare a entrambi i nuclei sociali ai quali per estrazione o per interesse appartiene, egli vive nelle condizioni dell'uomo dimidiato, insoddisfatto e protestatario. In lui, ancorchè cosciente_ ed evoluto, immerso fino al collo nell'ambiente in cui vive, opera il distacco fra la vera realtà del suo paese e le illusioni e le intenzioni coltivate: « la sua è l'impotenza della mente razionale a comprendere o a modificare il sud _,>, una lotta impari contro il nulla. Tutto questo vuoto non certo affascinante ma amato nel ricordo con ·117 ... Bibliotecaginobianco }

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